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sabato 1 giugno 2013

NOTE D' AUTORE, Piossasco. Prima serata, sotto le stelle

Qui a Piossasco la location è bellissima: è sera, il cielo è stellato, e il palco è davanti al Castello Nove Merli. C’è uno splendido panorama, anche se fa un po’ freddo per essere giugno.  Arriviamo a concerto appena cominciato e arrivano le note dolci di tromba e chitarra di Fulvio Chiara e Luigi Tessarollo: il progetto è affascinante, musica tradizionale piemontese rivisitata in chiave Jazzistica.  Il che non è una forzatura, perché i due non stravolgono in maniera violenta le loro origini musicali con stilemi Jazzistici di maniera. Piuttosto affrescano, ingentiliscono le asperità della musica popolare con le morbidezze timbriche dei loro strumenti, con l’ appoggio gentile dei fraseggi:  tenendo care in maniera quasi affettuosa melodie antiche e che per definizione è bene conservare gelosamente.  Un po’ Piemonte, un po’ Jazz, un po’ Brasile e sudamerica, specialmente al momento della poesia, “Il sapore del vino” , recitata dallo stesso autore Luciano Zaffalon: e le note si colorano di bossanova.



Pochi minuti, un cambio palco ed ecco un trio d’ eccezione: Maria Pia De Vito, Rosario Bonaccorso, Roberto Taufic.  Voce, contrabbasso e chitarra e un’ ora di concerto intenso ed elegante. Perché i tre dialogano con naturalezza e generosità reciproca, ascoltandosi a tal punto da essere tra loro intercambiabili: è così che i suoni diventano musica, lo sappiamo, oramai. E quindi ecco che quando Maria Pia canta una melodia intensa, il contrabbasso di Bonaccorso e la chitarra di Taufic suonano un intreccio di note che vanno a creare una tessitura unica che quella voce esalta.  Quando la voce si scioglie in uno scat energico e velocissimo all’ unisono con la chitarra, il contrabbasso crea una struttura forte sulla quale quelle digressioni si aggrappano, dando preziosi riferimenti armonici sui quali si appoggiano quei voli melodico ritmici arditi. E la voce si assottiglia e sussurra quando gli scambi tra contrabbasso e chitarra si fanno intensi.  


E’ Jazz, è bossanova, è anche l’ anima partenopea della De Vito, che emerge non per connotare o “contaminare”, come è tanto usuale dire oggi: anzi, il contrario. E’ un esaltare i lati in comune di mondi apparentemente inconciliabili. E allora in “Curre Maria” , che era “Olha Maria” per Chico Buarque, la voce di Maria Pia di dispiega quasi dolorosamente intensa mentre contrabbasso e chitarra la lasciano librare mantenendosi intensi ma dolcemente quasi in disparte, sottolineando i cambi armonici. Si lavora in funzione della musica…. Anche quando lo scat o gli strumenti diventano  funambolici si esprimono (oltre che indiscussa bravura) gioia, divertimento , mai muscolare “strafottenza”. 




E’ tutto naturale, è tutto… musicale. “Mon Frere”, dedicato da Bonaccorso a suo fratello, è emozionante e quasi struggente.  Quando Fabrizio Bosso arriva sul palco con la sua tromba di certo non turba questo equilibrio: e con la bossa contagiosa di “Intervista”  termina tra le stelle un concerto pieno di suggestioni.   









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