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mercoledì 18 gennaio 2012

Abbiamo ascoltato per voi.. "Argonauta" - Alessandro Tedesco / Low Frequency Quartet

Alessandro Tedesco: trombone, elettronica, effetti
Giovanni Francesca: chitarra elettrica, elettronica
Davide Costagliola: basso elettrico, elettronica
Stefano Costanzo, batteria

Itinera - ITN019


di Daniela Floris

 Caldamente consigliato nelle note di copertina da Paolo Fresu, "Argonauta" di Alessandro Tedesco è connotato dalla varietà di suggestioni musicali, convivere proficuo di musica acustica ed effetti elettronici, diversità di timbri, ricercati esplorando tutte le possibilità del proprio strumento, ma con un leitmotiv: il fraseggiare morbido, la ricerca di frasi melodiche accattivanti, il dialogo continuo con le chitarre di Giovanni Francesca, I bassi di Davide Costagliola e la batteria di Stefano Costanzo.  
Una certa fantasia compositiva alla base delle suddette variegate “zone climatiche sonore” fa sì che ogni brano abbia una sua caratteristica essenziale.  Intreccio di timbri tra strumenti, frammenti melodici che viaggiano per tutta la durata del brano, un incipit prevalentemente elettronico che gradualmente passa a un sound più acustico ne “Lo scivolo”; lo stesso incipit avveniristico di “Ostinato sud” si tramuta improvvisamente in un brano molto mediterraneo, con un bel contrasto tra ostinato del contrabbasso e le molte combinazioni ritmiche della batteria...  quasi una piccola danza ipnotica, incentrata su un orientaleggiante intervallo di seconda aumentata,  interrotta con gusto  da un inciso più "latin".
Ma se ascoltiamo “Giusy” ci avvolgerà un tema melodico dolce, quasi una ninna nanna, con una armonizzazione semplice e morbida in cui il trombone si assesta volutamente su un “piano” uniforme, senza scossoni, che cura quella piccola melodia quasi con premura.  Clima non dissimile, ma certo non uguale, da quello di “Nonna Mary”, onirico e rasserenante anche se con qualche connotazione “nostalgica” ottenuta con il leggero appoggiarsi per un attimo risolvendo in un accordo minore….
Diverso ancora “Gatte su Marte”, un mix di effetti “spaziali”, anche qui un ostinato quasi ossessivo degli accordi della chitarra che contrastano con le frasi ripetute dal trombone in un crescendo dinamico di intensità.
 “Argonauta”, dunque, come il brano che forse non a caso dà il titolo all’intero lavoro, non annoia.  Ripercorre criticamente il rock (con reminiscenze che sembrerebbero rievocare persino i Pink Floyd), il jazz, la musica elettronica e l’effettistica, il funky (“Tacchi a spillo”, ad esempio) mantenendo il fil rouge della scorrevolezza dei fraseggi e della morbidezza del timbro dello strumento sicuramente ben padroneggiato da Tedesco.  Francesca, Costagliola e Costanzo mostrano ottimo feeling e assecondano l’atmosfera in maniera creativa e non certo scolastica per tutta la durata del percorso sonoro.  

Daniela Floris

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