Translate on your language!

martedì 30 aprile 2013

Dave Holland Pepe Habichuela Flamenco quintet - Bluenote Milano - 20 Aprile 2013. Foto di Daniela Crevena

Guardate che musica! Attraverso gli scatti di Daniela Crevena, che è andata al Blue Note a Milano per raccontarci con le sue foto il concerto di Dave Holland con Pepe Habicuela, che presentavano il disco HANDS. Musica per immagini. W il Jazz!!! D&D

Dave Holland


Pepe Habichuela






Josemi Carmona

lunedì 29 aprile 2013

Abbiamo ascoltato per voi "Venere e Marte", Raf Ferrari 4tet, feat. Gabriele Mirabassi


RAF FERRARI 4tet feat. Gabriele Mirabassi

Venere e Marte
Raf Ferrari
Vito Stano
Guerino Rondolone
Claudio Sbrolli

Dodicilune Ed295
Se Venere e Marte simboleggiano amore e guerra, in questo concept voluto da Raf Ferrari  e quasi interamente da lui composto troverete sia amore che guerra, in forma di contrasti sonori: ma capirete che per Ferrari i contrasti non sono solo sinonimo di “lotta” ma anche rumori, armonie, intrecci, dialoghi, dovuti anche solo al semplice e naturale contatto che si crea nell’ interazione a due. I due in “Venere e Marte” sono di volta in volta simboleggiati dagli strumenti  in gioco (specialmente  il  pianoforte dello stesso Ferrari, il violoncello di Stano  e il clarino di Mirabassi), o dalla strutturazione del brano, o da accostamenti dinamici e timbrici. E per individuarne i giochi raffinati (ma tutt’ altro che sterilmente estetizzanti) bisogna ascoltarlo più volte. Perché al primo ascolto si rimane piacevolmente sorpresi dalla dolcezza delle linee melodiche e dall’ intensità di molti episodi che compongono ognuna di queste otto suites.  Sottesa però c’è sempre quella dualità, rappresentata in tanti modi diversi. In Hiroshima c’è un’ intro di violoncello quasi angosciosa che si intreccia poi anche in unisono con il suo alter ego pianoforte. Ma la dualità è anche nell’ alternarsi tra 4/4 e 7/4, e anche tra le lunghe note liriche del violoncello con la batteria incalzante di Sbrolli. 







martedì 23 aprile 2013

MARIA PIA DE VITO - Jazzista




Maria Pia, quando hai cominciato a studiare canto e quando hai capito che il canto sarebbe stata la tua vita?

Ho cominciato a cantare prima ancora di studiare: a scuola, dove mi mettevano sempre nel coro delle grandi.  A 14 anni fui invitata in un gruppo rock da un fidanzatino. Fu un’ esperienza che non decollò, perché i miei mi vietarono di continuare: provavamo in un palazzo pericolante dove abitava la nonna del bassista!  Finì quasi subito. A 15 anni feci i primi concerti, come chitarrista, con un altro gruppo di amici che facevano musica popolare.  Quasi subito però sono passata al ruolo di  cantante.. A 16 anni e mezzo mi hanno invitata in un altro gruppo, Il Tiglio.: è stata una delle esperienze più belle della mia vita.  Cantavo musica di tutto il mondo, soprattutto dell’ est europeo, ed è in questa occasione che ho imparato a misurarmi con i  ritmi dispari, con lingue  difficili, con strumenti inusuali.  Tutto questo mi ha aperto la mente.
 A 19 anni sono entrata in crisi: mi sentivo in gabbia perché cantavo solo cose scritte da altri.  Avevo il pianoforte a casa e lo suonavo, ma da autodidatta…  mi sono detta “devo fare qualche cosa per cambiare”. Mi è balenato alla mente un ricordo: Ella Fitzgerald che cantava in uno show di Frank Sinatra. Sono passata davanti ad un’ edicola e c’era una di quelle raccolte jazzistiche a lei dedicata. Dentro c’ era “Air Mail Special”.  Mi sono chiusa in casa e me la sono imparata in tre giorni. E ho subito cercato un pianista di Jazz.  A 19 anni ho deciso: io volevo fare il Jazz.  Nel frattempo durante un concerto mi aveva avvicinato un insegnante di canto.  “Devi studiare con me” mi ha detto: e allora ho cominciato a studiare sul serio il canto.  Certo era uno studio che passava solo per la tecnica, per Mozart,e poco più,  perché io di altro non volevo sentir parlare: ma è stato il jazz a farmi dire “ io voglio fare questo nella vita”.  

E  il primo concerto di Jazz quando lo hai fatto?

Credo a 21 anni, intendo dire da leader e non come ospite.  

Il tuo strumento è la voce.  Sembra banale dirlo ma nel tuo caso definirti “cantante” appare riduttivo, poiché tu sperimenti ogni tipo di interazione, ogni tipo di sonorità, ogni tipo di influenza musicale con la tua voce. Quanto ti senti strumentista quanto cantante?  
E’ buffo:  quando ero più piccola  amici e musicisti mi  facevano notare che io alla domanda su dove avessi il prossimo concerto rispondevo: “vado a suonare a ...” non vado a "cantare a…". In realtà  ho passato sempre tanto tempo ad occuparmi del pianoforte quanto della voce: cantando il jazz mi è subito parso evidente che non poteva essere una questione solo di “avere orecchio”.  Per questo ho immediatamente cominciato a studiare armonia e studiare il piano, solo sostituendo Bach o gli esercizi tecnici rubati alla classica con i libri di piano Jazz , di Monk , magari. In realtà  non mi sento veramente “solo” una cantante.

Questo si percepisce quando ti si ascolta: sei una musicista.  Dunque Maria Pia, il canto è non è solo istinto, occorre studiare, è così? 

lunedì 22 aprile 2013

Il Jazz in versi di Laura Fusco al Torino Jazz Festival!



Chi ci segue sa bene che noi raccontiamo il Jazz con parole ed immagini.  Crediamo che la musica vada ascoltata ma anche che il suo linguaggio possa essere tradotto e reso in mille modi perchè il Jazz può essere un' esperienza multisensoriale.
Laura Fusco è poetessa e regista, e attraverso le sue ballate ha deciso di raccontare la musica , nello scenario di una affascinante Parigi. Questo è il suo nuovo libro "Da da da": Paolo Conte ne firma la prefazione definendone i versi bellissimi”… ed affermando che “musica e musicisti sono per Laura Fusco un suo personale specchio”.                                                                                                              



L' occasione per incontrare Laura Fusco e conoscere questa sua opera (pubblicata dopo "Aqua Nuda") si presenterà nell' ambito del Torino Jazz Festival, il 29 aprile 2013, alle 19, al Blah Blah. Potrete assistere al Video che raccoglie i filmati dei concerti storici dei musicisti citati in questo libro dopo l' incontro di Laura con il pubblico, insieme al giornalista Paolo Ferrari.  Un libro "da ascoltare come un cd" e in questa occasione da guardare come al cinema.  Un' esperienza Jazzistica a tutto tondo, la musica ritradotta in parole ed immagini. 







Queste alcuni commenti su "Da da da": 

.. una raccolta che possiamo tenere tra le mani come un disco in vinile, un CD o un DVD.  Per ascoltare e riascoltare le singole tracce-poesie e la loro successione in concerto…”  Chiara De Luca

“…la frammentarietà del jazz e quella della poesia, moderna in senso eliotiano, il jazz attraversa tutto, mitizza gli eventi, invita all’abbandono, riempie di piacere,…. la vita come la musica sfugge ad ogni possesso definitivo….”   Anna Maria Robustelli

“È pioggia sui ponti, pioggia di parole, pioggia di Londra e di Parigi. Cade su Chet Baker e Baudelaire, su Rava e Coltrane, su Stendhal e Tchaikovsky …. E “da da da”: dà un gran senso di libertà.”  Paolo Ferrari



COMUNICATO STAMPA qui sotto.  W IL JAZZ! D&D
              

  Blah Blah     29 aprile 2013- ore 19-21

       “Da da da”  di e con Laura Fusco



Al Blah Blah “le poesie che piacciono a Paolo Conte”.

“La musica e i musicisti sono per Laura Fusco un suo personale specchio” ha scritto Paolo Conte
Laura Fusco racconta le atmosfere di Da da da attraverso immagini e suoni del mondo che l’ha ispirata, l’altra parte dello specchio. 
Sullo sfondo di Parigi, New York, Istanbul, bistrot, fiumi, camere d’albergo, palcoscenici si muovono i personaggi delle sue ballate: fantasmi di ragazze, spiriti, Jeanne Moreau, Chet Baker, Ben Webster, Bill Evans, Woody Allen, Paolo Conte.

Video in bianco e nero dei brani dei concerti storici degli autori citati nelle ballate nella ricostruzione della genesi di un “libro da ascoltare come un cd”.


Precede la proiezione un incontro con il pubblico e il giornalista Paolo Ferrari



martedì 16 aprile 2013

Le foto di Daniela Crevena. Kind of Trio: Max Ionata, Clarence Penn, Reuben Rogers


Le foto scattate da Daniela Crevena al Blue Note di Milano il 2 ottobre 2011 durante il concerto di presentazione di Kind of Trio.  Max Ionata, sax, Reuben Rogers, contrabbasso, Clarence Penn, batteria.  D&D, W il Jazz!!!!













giovedì 4 aprile 2013

GIOVANNA MASCETTI - Jazz Management Fabrizio Bosso - US cooperativa per l' arte


Giovanna,  come è avvenuto il  tuo primo contatto con il jazz? 

Mi commuove, ricordarlo… perché è stato con StefanoCerri.  Un po’ di tempo prima, un’amica che voleva aprire una scuola mi aveva fatto conoscere alcuni musicisti. La scuola poi era stata avviata, era stato coinvolto Stefano.  Grazie a lui ho cominciato ad andare ai concerti.  E’ stato come entrare dal nulla in una porta un po’ garantita, una porta principale.


Un contatto quasi casuale, quindi. .. tu prima di cosa ti occupavi?

Facevo l’architetto di interni: ho avuto per diversi anni una galleria, più che di arte, di design, scultura, mi occupavo della materia nello spazio. Era la cosa che mi interessava… ed  è un po’ un approccio che ho mantenuto anche nei confronti della musica, a dir la verità. Poi ho avuto la fortuna di incontrare un assessore illuminato, che era anche però un musicista. Lui ha pensato che questa mia sensibilità nei confronti dell’arte,  unita a quella che lui riteneva una dote di pubbliche relazioni, potesse essere applicata alla musica.  Fu così che cominciai ad organizzare delle piccole cose nel suo comune.

Ora ti occupi di management. 


Adesso soltanto di management, e soltanto di Fabrizio Bosso.  Quando ho iniziato invece ero dapprima organizzatore, poi direttore artistico.  Ad un certo punto mi chiese di lavorare con lui in forma manageriale un pianista greco, VassilisTsabropoulos , che a suo tempo aveva realizzato un disco in trio con John Marshall e Arild Andersen.  Dirigevo il  Brianza Open Jazz Festival : per lanciare il festival, durante il periodo della conferenza stampa pensammo di organizzare una serata concerto in cui si presentassero degli inediti.  Interpellando le  varie case entrai in contatto con la ECM, che per un po’ ebbe  la serata in esclusiva. Mi facevano ascoltare dei dischi e io dovevo scegliere: scelsi quel trio, e iniziò la mia carriera di manager.

La nostra nuova rubrica si intitola "Le donne non capiscono il Jazz".



Lo disse Paolo Conte in un' intervista... sarà vero? Può darsi. Lo chiederemo di volta in volta ad artiste, fotografe, giornaliste, manager impegnate in questo settore. A tutte quelle che troveremo. Vi piace? Se vi piace, ditecelo! Se non vi piace, anche.
Molte le conosciamo, molte le scoveremo, tutte le intervisteremo, e quasi tutte le fotograferemo, anzi speriamo tutte!
Non si parlerà di donne: si parlerà di Jazz.
W il Jazz! D&D