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martedì 13 settembre 2011

Abbiamo ascoltato per voi: Simona Severini - La Belle Vie



La belle vie

My Favorite Records -  8034135080202


La foto di copertina e' di Isabel Lima



Simona Severini canta canzoni….Canzoni vere e proprie, nate per essere canzoni.  Ecco quello che accade in questo cd, senza orpelli, senza effetti inutilmente sconcertanti.  L’ originalità è proprio nella difficile semplicità del cantare, ossimoro solo apparente, nel plasmare le canzoni sulla propria voce dolce, sulla propria intonazione naturale, e nel condurre chi la ascolta nel mondo quasi dimenticato della musica costruita ad arte per essere squisitamente vocale: non a caso “La Belle Vie” e’ dedicato al grande compositore, e autore di molte indimenticabili “chansons”, Gabriel Faure’. Ascolterete dunque undici canzoni, diverse tra loro, reinterpretate jazzisticamente ma non violentate o anche solo snaturate nel loro essere “canzoni”.  La personalità della Severini e dei suoi musicisti emerge attraverso il fil rouge intimistico dell’amore per queste melodie, scelte tra le più belle nel genere: ben quattro i brani di Faure’, e poi Sacha Distel, e Michel Legrand, ma anche brani originali di Antonio Zambrini, autore di tutti gli arrangiamenti (ascoltate Enfance, su testo di Rimbaud) … 

Simona Severini vista da Daniela Crevena

Simona Severini vista da Daniela Crevena


Un disco non facile, attenzione.  In questo caso la semplicità va intesa come contrario di “artificiosità”:  caratteristica preziosa, non certo sinonimo di esilità espressiva o sonorità monocorde. Anzi: può diventare espressività allo stato puro, se si ha il coraggio di cantare mettendo in gioco semplicemente la propria voce e giocando, certo, su dinamiche, sfumature, ma anche sfruttando come preziosa riserva da cui attingere il proprio timbro vocale, unico e non ripetibile, senza artifizi.  Simona Severini è questo che fa, insieme ai suoi musicisti: Zambrini al pianoforte, Alex Orciari al contrabbasso, Antonio Fusco alla batteria, perfettamente sintonizzati con lei ma anche tra loro nel voler creare questa nitida e cristallina atmosfera jazzistica e tradizionalmente melodica allo stesso tempo.  Da La belle vie, a Au bord de l’eau di Faure’, alla swingante Ce mortel ennui, si cammina attraverso un affascinante percorso sonoro tutt’altro che piatto, ricco non certo per effetti o scossoni ma per la cura dei  particolari, per nostalgiche reminiscenze musicali, e per non rari momenti evocativi.  E’ come navigare in un fiume, senza fretta, ammirando il paesaggio che via via ci si dispiega davanti agli occhi .  Se a questo si aggiungono tre brani (Mai, The summer knows ed Enfance) in cui Gabriele Mirabassi ricama arabeschi preziosi indimenticabili con il suo clarinetto, capirete perche’ valga la pena di ascoltare “La Belle Vie”. 

Daniela Floris

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