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venerdì 4 novembre 2011

Abbiamo ascoltato per voi... Natsukashii - Helge Lien Trio


Natsukashii

Helge Lien Trio

Ozella Music OZ 036 CD

Di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena. La foto di copertina è di Helge Lien



Helge Lien è un pianista norvegese che con il suo trio ha vinto nel 2008 il Premio Spellemann, il Grammy norvegese, e che abbiamo ascoltato in un bel concerto dal vivo a Cagliari Eje 2011 .   e Le atmosfere erano introspettive, ma allo stesso tempo energiche e liriche. “Natsukashii” è il cd che mi  sono riportata a Roma, ed è tanto intenso quanto difficile da pronunciare ne e' il titolo.  La musica è un linguaggio a se, per fortuna, e Helge Lien, con Frode Berg al contrabbasso e Knut Aalefjaer alla batteria parlano un jazz che ha in se molte suggestioni europee ma anche una freschezza sia dal punto di vista compositivo (parliamo di brani originali, tutti scritti da Lien), che da quello esecutivo, e che va al di là della citazione stilistica.  
La predilezione è per le tonalità minori a parte i brani di apertura e chiusura, ma il clima è tutt’altro che fermo e uniforme.  Ogni brano e’ una piccola storia a se, e il filo conduttore e’ il lirismo – anche in brani di tenore ritmico e dissonante, come “Aphrikapolka” (in cui trapela più che qualcosa di Brad Meldhau), in cui e’ morbido anche il passaggio alternato al tempo di ¾ dal 4/4 originario -; e di sicuro ogni brano e’ accomunato agli altri dalla funzione “regolante” della mano sinistra, e dall’ importanza fondante di ostinati del contrabbasso e di accordi incalzanti nella parte grave del pianoforte. 



“Natsukashii” apre il cd con una melodia dolce, in do maggiore. Un arrangiamento volutamente semplice che tende a esaltarne le piccole sorprese melodiche.  Come? Il contrabbasso tocca in sostanza solo le toniche degli accordi o poco di più; la batteria è morbida e poetica, e il clima rimane morbido anche durante il suo progressivo intensificarsi.  
“Bon Tempi” da rarefatto e malinconico diventa quasi drammatico, in un incalzare di accattivanti modulazioni: e'un’ondata che si riassottiglia verso il finale e che lascia una sensazione intensa.  “Sceadu” rimane impressa per le frasi vibranti del contrabbasso suonato ad arco e per la valenza fondamentale della mano sinistra, che rimane a un certo punto fissa sulla tonica, in un clima sospeso eppure molto tangibile.
“Meles Meles” ricorda il pianismo del nostro Enrico Pieranunzi più lirico; Hymne ha un tema melodico molto definito; Umbigada nonostante sia sincopato, spezzettato, ha una sua evidente continuità di suono per il dialogo serrato e l’interplay fortissimo tra piano basso e batteria.  L' ultimo brano, 
“Living in different lives" e' in do maggiore esattamente come il primo. E' quindi un disegno circolare che Lien ha voluto: e' un brano piu' pacato, ma "memore" di cio' che e' accaduto durante il percorso appena precedente: e infatti si reincontra il pedale di tonica nel registro grave, doppiato dal contrabbasso ad arco, che rende il suono molto meno delicato di quanto non fosse quello del brano di apertura.

E’ un Jazz moderno, coinvolgente, molto europeo. Vivamente consigliato per il bilanciamento tra sonorita' a noi note e suggestioni nuove, che rendono l' ascolto non solo interessante, ma anche molto coinvolgente. Promosso!

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