Folk Club, venerdì 16 dicembre 2011
Kate Williams Trio
Kate Williams, pianoforte
Mauro Battisti, contrabbasso
Enzo Zirilli, batteria
Mauro Battisti, contrabbasso
Enzo Zirilli, batteria
Non si
rileverà mai abbastanza quanto prezioso sia il progetto “Radio Londra” che il
nostro batterista Enzo Zirilli, stabilmente e fruttuosamente stabilitosi a Londra
oramai da anni, porta con passione in Italia, forte dell’appoggio di Davide
Valfrè e Paolo Lucà, che offrono i loro spazi “Folk Club” e "Maison Musique" affinchè si svolgano concerti importanti per conoscere
artisti che suonano oltremanica e che da noi non sono quasi per niente
conosciuti. E’ valsa la pena dunque di spostarsi da Roma e Bergamo per
arrivare a Torino, città oramai in fermento per quanto riguarda il Jazz – fortunatamente,
aggiungo, e ascoltare musica di alto profilo in uno spazio adatto a questo tipo
di concerti. Il clima che si crea è confidenziale, la
musica scorre avvolgente e chi ascolta è dentro al Jazz, parla con i musicisti,
viaggia insieme con loro nei suoni come raramente capita nei Jazz club, anche
quelli più intimi.
E’ ciò che è accaduto per il concerto del 16 dicembre: protagonista la pianista Londinese Kate Williams: figlia d’arte, suo padre, John Williams è chitarrista classico, molto conosciuta in Gran Bretagna, è stata per il pubblico presente a “Radio Londra” una piacevolissima sorpresa. Da subito è stato evidente il feeling – quello che è definito con l’abusato ma efficace termine di “Interplay” tra lei, Enzo Zirilli e il contrabbassista Mauro Battisti. Un trio che ha impostato il concerto su un dialogo morbido, raffinato eppure - attenzione – tutt’altro che etereo o evanescente, o “volatile”.
Intanto Kate Williams ha una vena compositiva particolarmente
originale e ricca di suggestioni. Il
brano che ha aperto il concerto “Pelagic”, sapientemente costruito con onde
dolci di accordi tra mano destra e sinistra alternato a uno sviluppo
prettamente jazzistico di sapore evansiano, ha subito dato l’ impressione di
una ricchezza d’idee e di una capacità di plasmare la materia sonora notevole,
già a livello di scrittura… e poi però il pezzo la Williams lo ha modellato con
un approccio al pianoforte molto particolare.
Kate Williams ha certamente un tocco molto femminile. Ma non si legga questo aggettivo banalmente
come “delicato”, o “romanticamente connotato” o peggio solamente “dolce”. Kate Williams è tutto questo ma come ogni
donna è anche forte, intensa, determinata e – non ultimo- complessa. Nulla di semplice, anche nella sua rilettura
di standard molto classici come Detour Haed, ad esempio: introduzione dolce e frammenti del tema solo
accennati fino all' entrata di batteria e contrabbasso, uno svolgimento
inaspettato e molto suggestivo e personale.
Il che è accaduto anche in brani come “Photograph” di Jobim, o “Go down Moses”, gospel in tema con il clima Natalizio di
dicembre. Un jazz dunque in alcuni
momenti classicamente incastonato nel mainstream, in altri creativamente
riletto con un uso originale delle dinamiche, o delle trovate armonico –
melodiche, in un equilibrio sempre di buon gusto e indubbia raffinatezza stilistica. Ma la dice lunga anche la scelta di brani non semplici come “Black Mail” di Wayne Shorter o “Lennie’s Pennies” di Lennie Tristano, incalzanti, frenetici, difficili eppure scorrevoli e godibili.
Kate Williams ha trovato in Enzo Zirilli e Mauro Battisti due sensibilissimi compagni di viaggio. Il primo – che con lei a Londra aveva già suonato, è batterista che è esatto definire “lirico”. Zirilli ha un suono ben chiaro nella mente e quello vuole e, determinato come non mai, quel suono ottiene con le bacchette particolari e personalissime che esattamente lo riproducano. Dialoga continuamente, proficuamente con pianoforte e contrabbasso, mira sempre a una sonorità complessiva equilibrata e generosamente esalta le qualità della pianista, che sono molte, alcune di assoluta evidenza, altre da evocare delicatamente perseguendo proprio quella sonorità unica che evidenzia e che mette in luce.
Lo stesso si può dire di Mauro Battisti: elemento nuovo in
questo Trio, ma perfettamente a suo agio sia nei brani più energici sia in
quelli più morbidamente evocativi, ha mostrato grande sensibilità sia nell’accompagnare,
sia nei momenti di suono in Trio pieno, sia nei soli – in cui si è notata un’attenzione
a ogni sfumatura dinamica e di fraseggio, sapendo garantire un apporto
granitico, o leggero, o intenso, secondo i momenti, in un concerto per lui
totalmente improvvisato, preceduto solo da un’ora di prove… e cosa è il Jazz se
non (anche) improvvisazione e sensibilità reciproca?
In bocca al lupo a Radio Londra e a Enzo Zirilli: la musica
e i musicisti da conoscere sono ancora tanti, e il valore aggiunto, in un
panorama spesso denotato da un certo egoismo, è che un musicista promuova
musicisti che non siano…. se stesso.
Nessun commento:
Posta un commento