Translate on your language!

mercoledì 21 agosto 2013

Una serata al Fano Jazz by the sea!

Fano Jazz: un Festival che anche quest' anno è arrivato a realizzarsi sul filo del rasoio della crisi economica (e culturale), e anche quest' anno ce l' ha fatta. Per fortuna, possiamo dirlo? No, per l' impegno profondo degli organizzatori:  l' eroico Adriano Pedini, direttore artistico  che non molla mai, e che ha portato sul palco anche stavolta sul palco concerti di pregio nonostante tutto. L' instancabile Viviana Bucci alle pubbliche relazioni.  I Festival non sono tutti uguali.  Alcuni procedono d' ufficio, vanno avanti con finanziamenti sicuri, e, pur risentendo della "congiuntura" sono appuntamenti fissi.
Altri ogni anno devono stringere i denti, organizzarsi, patire l' ansia di non farcela: quando ce la fanno è una vittoria non solo per le associazioni, o i piccoli comuni che li hanno organizzati, ma per la cultura, per il Jazz, per il pubblico. Lunga vita dunque a Fano Jazz, festival oramai storico (anche se non procede d' ufficio), dalle location suggestive (la corte Malatestiana ma quest' anno anche la chiesa di San Francesco), in cui ascoltare musica è un piacere, e dove l' atmosfera è particolarmente vibrante.

Ho preso la macchina da Roma apposta per andare a Fano, e come ogni anno ne è valsa la pena.
Il concerto era quello di Trilok Gurtu, e qui ve ne do' conto.  Le foto di Gurtu sono di Daniela Crevena, ma scattate a Perugia non più di due settimane prima.  







TRILOK GURTU BAND - Spellbound

Corte Malatestiana, ore 21,15

Trilok Gurtu - percussioni, voce; 

Frederic Köster - tromba; 
Jonathan Ihlenfeld Cuniado - basso elettrico,contrabbasso;
Tulug Tirpan - pianoforte, tastiere

Un omaggio a Don Cherry, un affettuoso tributo reso da questo strumentista versatile e culturalmente "ecumenico", che nel suo album da poco uscito annovera grandi trombettisti tra cui Akinmusire, Fresu, Molvaer e molti altri.
Il concerto comincia in modo suggestivo,l' atmosfera ci porta in oriente, e non solo per il suono delle percussioni, dal ritmo incalzante ed inequivocabile, ma anche per quei suoni pieni e sospesi, tutti sulla settima di dominante. Ma l' Oriente è solo una delle suggestioni che questo batterista - percussionista indiano decide di far librare nell' aria.
I suoi concerti sono sempre una sapiente mescolanza di musiche, ritmi, armonie - ma non parliamo di fredde citazioni cucite "a patchwork", in sequenza "strappa applausi", tanto per stupire.
Parliamo invece di fantasia, capacità espositiva, di tessuto armonico tanto variegato quanto sfumato, in cui non si percepiscono bruschi passaggi da un suggerimento all' altro. Si fluttua: tra accordi blues, momenti di quasi silenziosa tensione, piccoli stop times, soli di percussioni e scat, acrobazie alla batteria, dialoghi tra batteria e il poderoso ma elegante pianoforte di Tirpan, percussioni e tromba, momenti quasi fiabeschi e episodi di vero e proprio funky: per passare alla musica psichedelica, e magari tornando di nuovo al tema iniziale e rifare tutto daccapo.
Koster alla tromba si cimenta con brani di Miles, Gillespie, Cherry, senza alcuna difficoltà, ottimamente supportato da Cuniado e Tirpan.  Interplay, fantasia e sicuramente un leader, Gurtu, carismatico, trascinante, che l' interplay sa coltivarlo ed incoraggiarlo.
Parla e scherza con il pubblico, Gurtu, ma quando suona non scherza affatto. La sua mano si divide in settori, una parte strofina, le dita tamburellano, le pelli si accendono di battiti e vibrazioni, sembra di udire un contrabbasso ma Cuniado è al basso elettrico, e sembra anche che ora taccia come è possibile? E' possibile perchè quel suono è Gurtu che lo produce: eppure non c'è nulla di circense in quella performance.

Poco più di un' ora di musica (alle 23 c'è il concerto alla chiesa di San Francesco) in cui ogni secondo è denso di.. musica. Gli applausi sono entusiastici e, bisogna dirlo, meritatissimi.    




MARCO PACASSONI QUARTET


Marco Pacassoni: vibrafono

Enzo Bocciero, pianoforte - tastiere

Lorenzo De Angeli, basso elettrico
Matteo Pantaleoni: batteria, percussioni

Padronanza tecnica, dinamiche curatissime, un suono garbato, ricerca raffinata di atmosfere tenui ma anche sinuose, in una cornice bellissima quale questa chiesa diroccata con luna splendente sopra il palco: Marco Pacassoni ha suonato musica quasi tutta originale dimostrando un amore incondizionato per il suo strumento, il vibrafono, che di certo padroneggia con disinvoltura in maniera anche piuttosto espressiva.
E' di Fano Pacassoni, è un prodotto del territorio, ed è giusto che emergano giovani musicisti da ogni angolo d' Italia, valorizzati in loco durante  festival in cui gli organizzatori sono giustamente orgogliosi della loro musica e la propongono promuovendola .
Uno "Spain" di Chick Corea eseguito alla perfezione (in omaggio al grande Gary Burton) dimostra una grande competenza tecnica. Ottimo interplay con Bocciero, De Angeli e Pantaleoni. Un bel concerto in un posto magico. 



2 commenti:

  1. Bell'articolo ma... Trilok Gurtu turco no..., direi di no. Baci, GMG

    RispondiElimina
  2. Grazie Gianni - questi sono i refusi alla Floris, quasi una seconda firma. Certo che no, Trilok è indiano. Non faccio l' esegesi del refuso perchè poi mi pigliereste tutti per pazza (e io la pazzia tento faticosamente di celarla) (senza riuscirvi).
    Baci di rimando
    DF

    RispondiElimina