Mina e non solo! Un viaggio in JazzAtina, sala di rappresentanza Palazzo Ducale, ore 22
Greta Panettieri: voce
Andrea Sammartino, pianoforte
Daniele Mencarelli, basso
Francesco Fratini, tromba
Armando Sciommeri, batteria
La foto è stata scattata con Iphone di Daniela Floris e sistemata (per quanto si poteva) da Daniela Crevena di Bergamo
Nonostante tutto dunque, sale sul palco della bellissima sala di rappresentanza del Palazzo Ducale, una cantante che non è certo ormai più da definirsi “emergente”: pur essendo molto vicina al mondo del Jazz Greta Panettieri sta scavallando il Jazz stesso , gira in radio ed è sempre più visibile grazie ad un mix evidentemente vincente: una vocalità ed una voce da virtuosa, una grande musicalità, un repertorio che spazia dal Jazz alla musica brasiliana fino alla musica italiana degli anni 60 (l’ ultimo suo disco che rilegge il repertorio di Mina “non gioco più” sta avendo davvero un grande successo, il che la avvicina anche a chi non è propriamente appassionato di Jazz). E poi ancora arrangiamenti originalissimi (dal punto di vista armonico – ritmico) e una capacità indiscutibile a “tenere il palco”: Greta Panettieri canta benissimo, ma sa anche fare spettacolo, sorridere, trascinare il pubblico. Non ultimo ha con se ottimi musicisti che assecondano queste indubbie capacità ma sono anche musicalmente propositivi. L’ affiatamento è evidente, la preparazione musicale è ottima e dunque il concerto oltre che essere divertente, frizzante, è anche interessante perché propone un accesso nuovo a brani anche molto noti.
Cimentarsi con il repertorio di Mina non è certamente semplice. E spesso, devo dire amaramente, le cantanti che lo fanno hanno un approccio che si rivela da subito perdente: Mina diventa il lasciapassare per mostrare solo e soltanto una presunta “bella voce” di colei che decide di interpretarne i brani. Ma nella maggior parte dei casi non solo le vocalità risultano esili, esigue, rispetto al modello, ma ci si trova davanti “tributi” che inevitabilmente, risentono dell’ accostamento inevitabile anche ad una personalità di tale forza da essere praticamente irraggiungibile.
Come fa Greta Panettieri a non uscire “perdente” dal paragone con Mina? Prima di tutto ha una voce tecnicamente perfetta, è una virtuosa, ed ha un suo timbro ben riconoscibile. Ma soprattutto NON si paragona. Si diverte, diverte, non copia, non si pavoneggia. Ovvero, per sintetizzare, è ironica. Per cui, quando attacca con uno dei successi che più identificano Mina, ovvero “Brava”, brano funambolico e virtuosistico cucito proprio su Mina dal maestro Bruno Canfora, chi ascolta non ha la sensazione della spacconeria, “ci riesco benissimo anche io, sono brava come Mina”. Greta Panettieri, geniale, lo trasforma in un brano jazzistico e lo canta in “scat”, senza le parole, e tu che ascolti, ascolti un bel brano di Jazz, cantato benissimo, e con il quartetto Jazz che suona il Jazz. Ecco la chiave! E allora via libera a Greta che canta, sorridendo e divertendosi, Mina, la nostra icona della canzone italiana degli anni settanta. Tutti i brani sono godibili, e divertenti , e cantati e suonati benissimo. Greta può farlo, con leggerezza ma con una preparazione ferrea che le permette proprio questa umile e affettuosa leggerezza.
Con lei musicisti di valore, per cui è bello ascoltare la musica sia nell’ interazione con la voce ma anche negli spazi strumentali. Il trio è un ottimo trio jazzistico, a partire da Andrea Sammartino al piano che disegna molto bene ed in maniera personale le diverse atmosfere del “Viaggio in Jazz”, dalle suggestioni latine, a quelle prettamente Jazzistiche, a quelle del pop di alto livello. Il basso di Daniele Mencarelli, veramente fondamentale nello strutturare in maniera creativa il suono e l’ andamento complessivo di questo spettacolo in musica: un collante di classe, granitico ma allo stesso tempo con valenze melodiche accattivanti. La tromba del giovanissimo Francesco Fratini , un suono elegante ma non timido, belli i suoi soli, incisivi i suoi fraseggi. E dulcis in fundo, devo dire, la batteria di Armando Sciommeri. Un groove veramente trascinante. Un suono morbido, fantasioso, tanto garbato quanto assertivo, una musicalità che non prevarica ma che ha una presenza determinante. Veramente un bravo, bravissimo batterista.
E dunque riassumendo, un concerto da guardare ed ascoltare: divertimento e classe garantiti
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