foto di Riccardo Schwamenthal
Luisa Cairati era una certezza per noi fotografi bergamaschi.
L'ho incontrata a tutte le edizioni di Clusone Jazz e Bergamo Jazz a
cui ho partecipato.
Al primo incontro mi stupìi perchè aveva una macchina fotografica
reflex d'altri tempi. Scattavamo ancora tutti in pellicola...ma lei
aveva una attrezzatura storica, vintage. Come vintage erano i suoi
occhiali.
Era piccola, magra ma con gli occhi intelligenti e vispi e la voce
roca di chi fuma troppe sigarette.
Una volta, a Clusone Jazz, alla domanda "Luisa, ti fermi tutto il
festival?" rispose "no...torno giù (alla città, a Bergamo) presto
perchè parte l'ultima corriera". Si muoveva ormai come poteva, tra
passaggi ed autobus...ma la passione per il jazz era più forte e la
faceva arrivare ovunque.
Aveva conosciuto e fotografato tutti, un po' ovunque, anche al
prestigioso festival di Montreaux.
E' stato bello sentire i suoi racconti del glorioso passato del
"Bobadilla", locale che negli anni 70-80 ha visto sul suo palco i più
grandi musicisti jazz.
Ci mancherà non vederla a Clusone Jazz con la sua reflex storica e la
sigaretta in bocca.
Daniela Crevena
Mi unisco all'ideale abbraccio a Luisa, che non ho mai conosciuto di persona, ma che ho sempre immancabilmente trovato a Clusone, estate dopo estate. Vederla lavorare con le sue macchine sotto il palco, ma più ancora durante le prove, era una consuetudine, esattamente come ritrovare anno dopo anno gli stessi volti di appassionati, dei quali perlopiù non conosco nemmeno il nome, ma con i quali nel corso del tempo si è stabilita una qual sorta di complicità cementata con commenti, pareri, saluti all'anno successivo.
RispondiEliminaE' vero, ci mancherà vederla. Era, soprattutto per noi donne fotografe, una testimonianza, un appuntamento.
RispondiEliminaciao Luisa, mi ricorderò sempre di te e della tua umiltà e discrezione...
RispondiEliminaeppure eri una grande fotografa!
esa