Foto di Repertorio: Daniela Crevena
Foto delle serate: Mirko Macari
Maurizio Ghini, infaticabile organizzatore di Atina Jazz Winter, può essere soddisfatto del successo di pubblico ottenuto in questi tre giorni di Festival. Con il picco naturalmente del sabato sera, anche la terza giornata ha registrato un notevole afflusso di gente che ha assistito agli ultimi due concerti in programma, entrambi ancora nel bellissimo Palazzo Ducale.
Alessandro Paternesi (Foto Crevena) |
Palazzo Ducale, domenica 6 gennaio, ore 17:30
Alessandro Paternesi 5tet
Alessandro Paternesi, batteria
Simone La Maida, sax
Gabriele Evangelista, contrabbasso
Federico Casagrande, chitarra elettrica
Enrico Zanisi, pianoforte
Alessandro Paternesi è stato protagonista di questo festival salendo ben tre volte sul palco. Ma in questo caso l’ occasione era presentare il suo primo album da leader, realizzato con l’ etichetta Radar Records e distribuita da Egea.
“Dedicato” è il titolo di questo lavoro che Paternesi ha voluto presentare in forma di “suite”.
Di certo un drumming differente da quello ascoltato con Zanisi e con Pietropaoli, il sound generale di questo quintetto è caratterizzato da una grande varietà timbrico – ritmica e da una rilevante porzione di musica (ben) scritta, con obbligati ritmici sui quali la batteria possa spaziare creativamente con disinvoltura, e proponendo anche volumi elevati. Suggestivi incipit rarefatti, in cui ogni strumento viene percosso o strofinato per produrre suoni – rumori, e che progressivamente si aggregano fino a lasciare spazio al pianoforte (che prevalentemente procede per accordi, perché ciò che emerge è soprattutto una ricerca corale timbrica, di volumi sonori, di effetti); ma anche soli ed episodi melodici quasi malinconici, o solenni. E’ come se Paternesi orgogliosamente percorresse, attraverso le dediche alle persone che per lui contano o hanno contato nella vita, tutto il suo sapere tecnico espressivo di batterista, senza tralasciare nulla.
Gabriele Evangelista (Foto Crevena) |
Dunque il concerto procede per giustapposizione di episodi eppure trapela, come è giusto, tutto l’ istinto “emotivo” dei musicisti che, lungi dall’ essere imprigionati da questa struttura, ne sono bensì rassicurati, come se fosse una rete di protezione su cui compiere tutti i salti possibili. Un problema tecnico all’ amplificatore della chitarra costringe Federico Casagrande ad abbandonare il palco: ma è qui che emerge il jazz, e questi incidenti che possono capitare mostrano come un quintetto divenuto quartetto all’ impronta riesca a ribilanciarsi per ovviare a quel vuoto. E qui Gabriele Evangelista ha mostrato una notevole duttilità, poiché e sembrato intensificare le linee “melodiche” in luogo di quelle più marcatamente ritmiche.
Federico Casagrande (Foto Crevena) |
Tecnicamente ferratissimi, tutti e cinque, questi giovani musicisti. Si predilige un andamento che prevede spesso il suonare coralmente, dunque quasi sempre lo spessore sonoro è totale: ma in questo spessore si gioca comunque molto sulle dinamiche, molto curate.
Finale a sorpresa con piccola citazione dell’ apertura della “Sacre du printemps” di Stravinskji da parte di Zanisi (che non dimentichiamo ha solidi studi classici alle spalle – ma forse non solo alle spalle) e applausi, moltissimi applausi per questi giovani vulcanici musicisti.
Palazzo Ducale, ore 21.30
New Lokomotive feat. Luca Aquino
Tommaso
Folchetti, pianoforte
Mario Mazzenga: basso elettrico
Giulio Marcelli: batteria
Luca Aquino: tromba pocket, flicorno, effetti
Mario Mazzenga: basso elettrico
Giulio Marcelli: batteria
Luca Aquino: tromba pocket, flicorno, effetti
Giulio Marcelli (Foto Macari) |
Atina
Jazz Winter si conclude con il piacevole concerto di New Lokomotive Trio, guest
Luca Aquino, prodotto dall’ etichetta JAZZOFF Collection, prodotta dalla stessa
Atina Jazz.
Prevale il gusto per il creare atmosfere estemporanee, costruite con gusto dal pianoforte di Folchetti (a volte un poco timido,ma con diverse buone idee) su loop indovinati che sono la base di fioriture melodiche dolci. O, come in “Meridien” , piccoli pattern che regalano un’ atmosfera orientaleggiante, o magari l’ alternarsi ipnotico di due accordi. Spesso è il basso del bravo Mazzenga che tiene la tonica saltando di un’ ottava, e il pianoforte procede ad accordi “bordone” .
Prevale il gusto per il creare atmosfere estemporanee, costruite con gusto dal pianoforte di Folchetti (a volte un poco timido,ma con diverse buone idee) su loop indovinati che sono la base di fioriture melodiche dolci. O, come in “Meridien” , piccoli pattern che regalano un’ atmosfera orientaleggiante, o magari l’ alternarsi ipnotico di due accordi. Spesso è il basso del bravo Mazzenga che tiene la tonica saltando di un’ ottava, e il pianoforte procede ad accordi “bordone” .
Luca Aquino (Foto Crevena) |
Al momento in cui entra sul palco Luca Aquino, il clima è già stato creato: la tromba pocket doppia i suoi suoni su quinte parallele e comunque su intervalli che hanno reminiscenze di terre dell’ Europa orientale. Via via i suoni diventano un suggestivo magma che la tromba rende quasi sfarzoso: fino a ritornare quasi improvvisamente ad un volume basso. E’ grande la varietà di suoni e di atmosfere che questo quartetto costruisce, anche costruendole in episodi che vedono magari flicorno e pianoforte interagire da soli, o un solo di batteria (bravo Marcelli) basato interamente su contrasti tra volumi, o melodie malinconiche (come il “L’ ultima greca di Alessandria). Gli applausi portano ad un Bis che rientra nel Jazz tradizionale con una bella versione intensa di “Never let me go”.
Atina
Jazz Winter si conclude festeggiando con un volo di lanterne dallo splendido cortile del Palazzo Ducale. Prossimo appuntamento Atina Jazz, in estate,
per una 29’ edizione che si preannuncia già molto importante: Maurizio Ghini e
il suo staff sono già al lavoro.
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