IL JAZZ PER IMMAGINI O LE IMMAGINI DEL JAZZ
Casa del Jazz, 30 aprile 2013, ore 21
Rosario Giuliani 5tet
Casa del Jazz, 30 aprile 2013, ore 21
Rosario Giuliani 5tet
Roberto Tarenzi, pianoforte
Joe Locke, vibrafono
Darryl Hall, contrabbasso
Joe La Barbera, batteria
Articolo di Daniela Floris
Foto di repertorio di Daniela Crevena
Parte dalle sue foto più care Rosario Giuliani, quelle che hanno importanza per la sua vita e la sua carriera, per trovare ispirazione e comporre (e suonare) i brani del suo nuovo cd,"IMAGES" edito da Dreyfus Jazz, presentato in un bellissimo concerto alla Casa del Jazz di Roma, accompagnato da musicisti di classe oramai rodatissimi tra loro.
Interplay, tecnica, espressività, divertimento, fantasia, lirismo ma anche energia – senza mai sfociare nel muscolare fine a se stesso: ogni brano è percorso da più d’una di queste caratteristiche, e Giuliani li presenta raccontandone la sorgente visiva, tratta dal suo personalissimo album di ricordi, o suggestioni.
E così si passa dalla foto della sua Terracina, a quella con il grande amico e produttore scomparso Dreyfus, a quella con la amatissima mamma, al paesaggio incredibile di un lago siberiano o dell’isola della Nuova Caledonia, o alla verticalità stupefacente dei grattacieli di NY.
Ma non troverete mai nulla di minimalista, o connotato da un
punto di vista “etnomusicale” (le cosiddette contaminazioni, così di tendenza
in moltissimi progetti attuali) , nulla di didascalicamente descrittivo. Capirete ancora una volta invece che Giuliani è cittadino del mondo, e che le sue “visioni” le parla
con un unico linguaggio, puro: quello del Jazz. Un Jazz che è da descrivere
come europeo, o americano, o semplicemente come Jazz, lingua unica che traduce le sensazioni più varie,
da quelle interiori ed affettive, allo stupore del viaggio in posti
lontani, all’ emozione di una grande amicizia.
Lo stesso quintetto d’altronde è formato da musicisti che vivono e/o
suonano tra l’America e l’Europa. Per
loro dunque il Jazz è lingua comune, esperanto: Giuliani, Locke, Hall,
Tarenzi e La Barbera la parlano in maniera fluente, disinvolta, e si possono
permettere davvero di giocare come vogliono e quanto vogliono, divertendosi e
divertendo.
Dialoghi serrati e pieni di verve tra batteria e vibrafono,
swing alle stelle con pianoforte e contrabbasso come irresistibili propellenti,
ma anche episodi solistici pregevoli. Un Giuliani inarrestabile ma anche poeticamente
sommesso, con i suoi pianissimo sempre così intensi (come in “Sea and Shadow”). Joe Locke in stato di grazia fa tintinnare il vibrafono sempre
legandosi con gli altri e contribuendo a un sound complessivo perfettamente
amalgamato , pur rimanendo così singolarmente cristallino.
Una varietà di soluzioni infinita
contribuisce a rendere questo concerto ricco di spunti diversi: temi melodici
cantati all’unisono da contrabbasso e vibrafono (come in “L’Ile des pins”,
descrizione evidente non dell' isola in se ma delle sensazioni ad essa legate). Spunti tematici parkeriani (come in
Vertical Voices, dedicata a NY) in cui il sax vola snocciolando perfettamente grappoli di note e in cui il Trio piano – contrabbasso – batteria dà saggio di swing travolgente. O anche momenti di sognante dolcezza come in “Angel at my side”, ispirata alla propria madre. E brani accattivanti in tempo dispari, densi di crescendo travolgenti.
Quale è il fascino di questo concerto? Il segreto è semplice da dire e difficile da realizzare. Giuliani e il suo
quintetto non plasmano banalmente il Jazz al fine di descrivere alcune immagini, ma compiono il percorso opposto: fanno in modo che quelle immagini si tramutino in Jazz... il che non crediate sia così scontato: non lo è.
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