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venerdì 27 luglio 2012

Quattro domande di una vaghezza da incubo a Danilo Gallo



DANILO GALLO

NATO A FOGGIA, PUGLIA

STRUMENTO: CONTRABBASSO


Cosa significa la musica per te?

In genere chi ama la musica afferma che “la musica e’ vita”, io direi piuttosto che “la vita e’ musica”. Basta fermarsi qualche secondo e si puo’ percepire il “rumore” di fondo del nostro mondo. Potrebbe esistere un mondo silenzioso? Naturalmente per me ogni rumore ha un’accezione positiva e gli si puo’ dare un senso musicale. Tutto quello che mi succede nella vita e tutto quello che faccio e’ in qualche modo legato alla musica. 
La mia vita e’ musica.


Cosa provi suonando il contrabbasso? 


Provo un piacere fisico ed una pulsazione magmatica dentro di me, che poi si manifesta attraverso la scansione ritmica delle note che produco. Qualcosa che viene dalle budella insomma. Un suono grave e sulfureo che arriva dritto nella pancia. Mi sento un “sommo produttore di gravita’ ritmiche”. La pulsazione e’ l’aspetto primitivo della musica, e’ il ritmo che non sia confezionato dentro a degli schemi matematici. La pulsazione permette di "sviscerare" quello che si suona, di scavare e riportare fuori stati d'animo; permette a chi sta ascoltando di "muoversi". Non credo molto in quella musica dove si sta fermi immobili per ascoltarla.
Il contrabbasso e’ il fulcro a mio parere: i suoni gravi e ritmici in genere sono determinanti perche’ possono portare la musica in una direzione  piuttosto che in un’altra. Quindi quando decido di suonare quella nota o quella pulsazione probabilmente so di decidere per tutti e ho quindi un'alta responsabilità. La cosa mi affascina.
Il contrabbasso detta il passo…watch your step! 


Cosa e’ la Puglia per un pugliese? 

La Puglia per un pugliese credo che sia quello che e’ l’Emilia per un emiliano, la Baviera per un Bavarese…e via discorrendo. E’ la mia terra natale, il luogo dove riconosco i profumi, i colori, il vento primordiale. La Puglia per me e’ la mia Africa. Il luogo da cui e’ nato tutto. La Puglia per me e’ estremo sud, non solo geograficamente, terra di confine e di accoglienza, terra sudata e aperta, terra aspra e ondulata, terra bagnata. E’ Vento e Luce. E’ la mia terra natale, in cui mi riconosco, ma non la sento come la mia casa perche’ mi sento “rootless”, ho il privilegio di girare il mondo ed ho imparato ad amare e apprezzare le mille sfumature e diversita’ di questo mondo metabolizzandole e vivendole. Posso sentirmi a casa ovunque. Pero’ la Puglia spacca!

Perché hai scelto il Jazz?

Non ho scelto il Jazz. Sono arrivato casualmente al jazz, ed anche non giovanissimo. E me ne sono innamorato, non tanto per quello che puo’ essere il “genere musicale di nome jazz” e i suoi stili, ma per la capacita’ che ha avuto questa musica e che tuttora ha, di rompere gli schemi, di sciogliere le righe e di guardare sempre avanti nel rispetto di quello che c’era prima. Mi affascina la capacita’ del jazz di essere rottura e congiunzione allo stesso tempo. Io sono onnivoro, parlando di gusti musicali, mi piace veramente tutto a parte la musica andina e il reggae che non sia Bob Marley. Ho suonato praticamente tutti i generi musicali, il liscio, il pop, il rock, l’hard rock, l’heavy metal, il punk, il folk, la musica popolare, l’etno… mi piace essere trasversale. Il jazz e’ un linguaggio che ho acquisito che mi permette di affrontare tutto quello che suono in maniera piu’ libera e svincolata dai postulati di ogni genere musicale. Il jazz e’ stato d’animo, e’ un’attitudine, e’ una modalita’ di approccio, e’ ricerca, suono, coraggio, sofferenza, stupore, curiosita', rischio.

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