Daniele Sorrentino, bass
Francesco Desiato, flauti ed ottavino
Francesco Desiato, flauti ed ottavino
Gino Del Prete batteria
Francesco Mascio, chitarra
Flavio Boltro, tromba
Flavio Boltro, tromba
Articolo di Daniela Floris
Foto di repertorio di Daniela Crevena
La foto degli Oro - Logic 4tet e Flavio Boltro a Cassino è di Carlo Terenzi
Cominciamo dalla fine e cioè dalle parole di Flavio Boltro,
che ha sottolineato quanto siano importanti i piccoli club per suonare il Jazz,
e sul fatto che esistono in Italia pochissimi posti in cui ci sia un contatto
vero ed autentico tra artista e pubblico.
Non che non si apprezzino teatri ed auditorium, naturalmente, lo stesso
Boltro ha suonato, suona e suonerà in
tutte le location ”istituzionali” possibili, ma certamente sabato sera il clima
al Bar Italia era quello del Jazz club in cui il dialogo si instaura tra
musicisti, tra musicisti e pubblico, in cui i suoi sono appena mediati dall’ amplificazione ed arrivano all’
orecchio praticamente “unplugged”.
E ora andiamo all’ inizio invece: una bella introduzione arabeggiante, connotata dal reiterarsi dell’ intervallo tipico di seconda aumentata e da una efficace “sospensione nell’ aria” ad opera del basso di Sorrentino e della notevolissima batteria di Del Prete, e poi l’ esplosione verso il “nucleo” di un brano trascinante, in cui il progressivo intensificarsi dei suoni è stato ottenuto dalla combinazione di soli molto belli – bravissimo a questo proposito Desiato – entrate taglienti di Boltro via via sempre più urlanti fino ad essere quasi ossessive, suoni distorti della chitarra e improvvisazione contemporanea di tutto il quintetto.
Boltro ha un bel suono. Non esagera in effetti esasperati ma la sua tromba è tutt’ altro che “cool”: intensa, incisiva, energica, ricca di dinamiche e di colori contrastanti.
Si nota molto (positivamente) la batteria di Del Prete che spazia tra suoni “tribal”, ritmi a pieno rullante da “marchin’ band”, raddoppi swinganti ma anch’ esso senza divorare i suoni degli altri, anche quando “altro” è il flauto o l’ ottavino. L’ omaggio a Miles Davis è con Tutu, in chiave funky: tema ad opera del basso, piccoli accenni iniziali della chitarra, progressiva entrata della batteria ed ecco la tromba che improvvisa prima e dopo presenta il tema. Una versione efficace, tesa ad esaltarne tutta la tensione, fino all’ apice del solo del flauto che non risolve mai sulle toniche e aggira tutti gli appoggi armonici che potrebbero risultare "statici". La chitarra di Mascio è assolutamente decisiva per ricchezza di accordi (e quindi per tutta la parte armonica) ma anche per le belle improvvisazioni.
Il finale chiude il cerchio, con un altro brano imperniato sulla scala orientale, trascinante, quanto il successivo Blues concesso come Bis.
Bravi tutti, e bravi gli organizzatori dell’ associazione “Jazz e Libertà” e del Bar Italia di Cassino: il Jazz ha bisogno anche di serate e di luoghi così.
E ora andiamo all’ inizio invece: una bella introduzione arabeggiante, connotata dal reiterarsi dell’ intervallo tipico di seconda aumentata e da una efficace “sospensione nell’ aria” ad opera del basso di Sorrentino e della notevolissima batteria di Del Prete, e poi l’ esplosione verso il “nucleo” di un brano trascinante, in cui il progressivo intensificarsi dei suoni è stato ottenuto dalla combinazione di soli molto belli – bravissimo a questo proposito Desiato – entrate taglienti di Boltro via via sempre più urlanti fino ad essere quasi ossessive, suoni distorti della chitarra e improvvisazione contemporanea di tutto il quintetto.
Boltro ha un bel suono. Non esagera in effetti esasperati ma la sua tromba è tutt’ altro che “cool”: intensa, incisiva, energica, ricca di dinamiche e di colori contrastanti.
Si nota molto (positivamente) la batteria di Del Prete che spazia tra suoni “tribal”, ritmi a pieno rullante da “marchin’ band”, raddoppi swinganti ma anch’ esso senza divorare i suoni degli altri, anche quando “altro” è il flauto o l’ ottavino. L’ omaggio a Miles Davis è con Tutu, in chiave funky: tema ad opera del basso, piccoli accenni iniziali della chitarra, progressiva entrata della batteria ed ecco la tromba che improvvisa prima e dopo presenta il tema. Una versione efficace, tesa ad esaltarne tutta la tensione, fino all’ apice del solo del flauto che non risolve mai sulle toniche e aggira tutti gli appoggi armonici che potrebbero risultare "statici". La chitarra di Mascio è assolutamente decisiva per ricchezza di accordi (e quindi per tutta la parte armonica) ma anche per le belle improvvisazioni.
Il finale chiude il cerchio, con un altro brano imperniato sulla scala orientale, trascinante, quanto il successivo Blues concesso come Bis.
Bravi tutti, e bravi gli organizzatori dell’ associazione “Jazz e Libertà” e del Bar Italia di Cassino: il Jazz ha bisogno anche di serate e di luoghi così.
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