YURI GOLOUBEV
NATO A MOSCA (RUSSIA)
STRUMENTO: CONTRABBASSO
STRUMENTO: CONTRABBASSO
Cosa significa la musica per te?
Cosa può essere la musica per un musicista? Penso che sia il caso che io
ti racconti qualcosa della mia "storia".
Mia madre ha studiato il pianoforte presso uno dei più importanti
conservatori dell’Unione Sovietica, l’Istituto Gnessin di Mosca; mia nonna -
presso un altro grande conservatorio, quello di Rostov sul Don, la sua città
natale, il pianoforte anche lei. Mio nonno (padre del mio papà) era un
compositore di musica classica e fu ucciso in Seconda Guerra Mondiale, il mio
padre invece – pur essendo un professore universitario – suona il pianoforte da
dilettante. Inutile dire che avevamo un mezzacoda sia a casa della famiglia di
mia mamma che in quella di papà.
Quando il bambino sin dalla nascita sente i suoni ed è circondato dalle
partiture e poi – all’inizio, per curiosità – mette le mani sul pianoforte…cosa
la musica diventa per il bimbo? Lui si trasforma – all'inizio - in un
piccolo compositore, e poi –in un giovane pianista! Quest’era la mia strada.
Poi, ancora a giovanissima età, il mio interesse nei confronti della
composizione mi portò anche ai seminari specializzati tenuti dall'Unione dei
Compositori dell'URSS dove partecipavano i professionisti che mi superavano
d’età di almeno 4 volte! Comunque, per qualche strano motivo, l'ingresso mi fu
concesso, ed è stata un'esperienza interessantissima e molto stimolante.
Quando ebbi 7 anni, mia madre mi portò in una scuola di musica per
bambini. La frequentai per un paio d’anni, e lì si che mi divertii per davvero,
ad esempio, a scrivere il dettato melodico dopo averlo sentito non più di 3 –
4 volte, e all’ultima, ottava volta (l'insegnante lo suonò di solito 8 - 9
volte, lo "standard industriale"), averlo trascritto in 2 -3 tonalità
diverse e pure armonizzato con delle opzioni, ecc. Dopo due anni – visto il mio
interesse e, probabilmente, anche queste mie capacità, mia mamma mi portò in
una scuola altamente specializzata, sempre per bambini, però già di livello
professionale, affiliata allo stesso Istituto Gnessin dove lei studiò. Lì, la
professoressa, dopo avermi esaminato, disse (e questo momento me lo ricorderò
per
sempre): “No, questo bimbo non è per noi, è per la ZMSH”! ZMSH (in Russo – Zentralnaja Muzikalnaja Shkola, la Scuola Centrale di Musica) era l’istituzione più famosa in assoluto, dove il livello - sia degli studenti che degli insegnanti - era il più elevato di tutte le scuole in tutto il paese (infatti, questa scuola veniva frequentata anche da molti studenti occidentali), entrarci era considerato un po’ una “mission impossible” causa questo livello altissimo e le esami complessi e molto rigidi. La scuola era affiliata al Conservatorio Statale Caikovsky, e molti insegnanti erano allo stesso i professori del Conservatorio.
sempre): “No, questo bimbo non è per noi, è per la ZMSH”! ZMSH (in Russo – Zentralnaja Muzikalnaja Shkola, la Scuola Centrale di Musica) era l’istituzione più famosa in assoluto, dove il livello - sia degli studenti che degli insegnanti - era il più elevato di tutte le scuole in tutto il paese (infatti, questa scuola veniva frequentata anche da molti studenti occidentali), entrarci era considerato un po’ una “mission impossible” causa questo livello altissimo e le esami complessi e molto rigidi. La scuola era affiliata al Conservatorio Statale Caikovsky, e molti insegnanti erano allo stesso i professori del Conservatorio.
Andai lì a dare l’esame del pianoforte, e mi chiesero:
·
“Allora, che cosa hai preparato, che repertorio hai studiato?”
·
“Beh, non ho preparato nulla…”
·
“???”
·
“Però potrei improvvisare qualcosa al pianoforte”
·
“OK…”
I membri della giuria furono evidentemente sconvolti, ma lo diventarono
ancora di più quando – dopo aver suonato qualcosa – esclamai:
·
“Però del pianoforte me ne sono molto stufo, vorrei studiare l’arpa!”
Per l’arpa non c’era posto - avevano il principio di mantenere solo un
allievo per ciascun anno, ed io non volevo perderne uno (stavo entrando
direttamente in terzo anno, e c'era un posto in secondo). A questo punto
avevano suggerito di provare il contrabbasso – come una sorte di
sperimentazione. Lo accettai, tanto “me ne fregava” poco, perché innanzitutto
ero comunque interessato a composizione: ma purtroppo la scuola non offriva questa disciplina.
Tra parentesi, già anni dopo, mi ero pentito molto di aver abbandonato
il pianoforte (lo abbandonai in modo definitivo all'età di 18 anni dopo essermi
diplomato alla Scuola Centrale, anche se poi lo suono in due dei miei album).
Pianoforte fu il secondo strumento "obbligatorio" nella Scuola, e poi
accadde una cosa interessante: gli esami erano valutati da 1 a 5 (non a 10,
come qui da noi). Nei casi eccezionali, si poteva arrivare a 5+ (sarebbe “10 e
lode”, immagino). Avevo ricevuto 5+ quando mi diplomai al contrabbasso,
però…5++ al pianoforte (era obbligatorio diplomarsi anche in pianoforte): era l’unico
caso del “doppio plus” in tutta la storia della scuola fondata negli anni ‘30!
Devo dire che già all'ora diventavo ben orientato verso il jazz - come
pianista: il mio "repertorio" spaziava da qualcosa come il Concerto di
Gershwin alle trascrizioni di Chick Corea e Dave Brubeck. Amavo anche Bach
(soprattutto le sue Partite) - una passiona tipica per i jazzisti...
Tornando al basso, praticamente non lo studiavo fino all’ottavo anno che
era il cosiddetto “l’anno di concorso”: ci caricavano con una valanga di esami
approfonditi cercando di “cacciare via” gli allievi non idonei. Suonai il contrabbasso malissimo ed ebbi
tanta paura di finire in quei “fogli di via”, ed iniziai dunque a studiare seriamente proprio quell'anno, spinto da una palese paura. Finii ad appassionarmene, soprattutto quando suonavo nelle orchestre sinfoniche (andai
a sentire i concerti sinfonici almeno 2 volte a settimana!).
Sono allo stesso tempo molto riconoscente al contrabbasso perché mi ha
concesso di realizzare un’ottima carriera con tante soddisfazioni prima nella
musica classica, e già da anni “mi sta dando una grossa mano” nel jazz! Comunque,
probabilmente, non sono mai diventato un “contrabbassista allo stato
puro"...temo di esser rimasto un pianista nell'anima. Magari così si
spiega il mio approccio al fraseggio musicale, soprattutto negli assoli...
Cosa provi suonando il contrabbasso?
A parte che trovo sia un bellissimo strumento, per me è anche un ottimo strumento per
verificare i miei limiti e capire su che cosa si deve ancora lavorare. Una
delle cose più belle nel jazz è la possibilità (e la necessità) di una crescita
continua. Poi, come contrabbassista, ho
avuto fortuna di collaborare con alcuni musicisti davvero stupendi:
suonarlo in quegli ambiti è estremamente gratificante a livello musicale. Ad
esempio, sono felice di continuare una lunga collaborazione con il fantastico
giovane pianista britannico, Gwilym Simcock, abbiamo già realizzato 7 album
insieme, e in questo marzo il nostro duo verrà registrato dal vivo in concerto
a Schloss Elmau in Germania dalla famosissima etichetta tedesca, ACT, e ne sono
molto fiero e contento.
Uno degli aspetti negativi è, ovviamente, la necessità di portare lo
strumento con se. Non suono quasi mai gli strumenti noleggiati, e non comprendo
molto le scuse e le ragioni di tanti musicisti che non portano il loro basso in
giro. Vedo in questo piuttosto un modo di facilitarsi la vita - ovviamente, tranne i casi quando sai bene che cosa trovi
sul posto e sei sicuro che vada comunque bene, e tranne qualche eccezione
dovuta ai vari tipi di "forza maggiore". Salire sull'aereo soltanto con una valigia a
mano sarà decisamente molto comodo, ma se poi sul palco trovi un mostro con le
corde che distano un chilometro dalla
tastiera (che non sarà nemmeno di ebano), a volte con le crepe aperte, ecc. -
il risultato sarà triste ed imbarazzante, da un lato. Dall'altro suonare al di sotto
del proprio livello vuol dire imbrogliare il pubblico che ha pagato l'ingresso
per sentire un concerto bello. Non ne vale la pena.
Devo ammettere che le compagnie aeree fanno molto per rendere la nostra
vita ancora più difficile. Una delle cose più vergognose è che la compagnia di
bandiera, Alitalia, divieta il trasporto dei contrabbassi - tranne come cargo
spedito separatamente. Per un paese con il patrimonio culturale così ricco come
Italia, è una cosa imperdonabile. Ad esempio, sul sito della British Airways ci
sono molte limitazioni (peso, dimensioni...), però poi appare la scritta:
"I contrabbassi verranno accettati comunque"! Beh, c'è da dire che in
si trova anche una fantastica fondazione, Jazz Services. Quando pubblichi un CD
e vuoi fare un tour per presentarlo in giro, puoi chiedere il loro supporto
finanziario, e spesso ti danno qualcosa, il che diventa un grande aiuto: puoi accettare qualche data pagata scarsamente perché
hai comunque ricevuto i contributi proprio per coprire i cachet bassi! Dobbiamo
imparare certe cose a livello culturale anche noi...
Cosa è la Russia per un Russo?
Ah, sono appena stato a Mosca per qualche giorno! Ci torno
raramente, e ogni volta rimango stupefatto! Il paese sta cambiando
moltissimo, non è più la Russia/Unione Sovietica che conoscevo; a dir verità,
ogni volta che ci vado, mi sento uno straniero. Vivo in Europa da più di 8
anni, e la lingua Russa non la parlo quasi più, non so neanche in che
lingua penso (sarà un misto tra l’italiano e l’inglese), e quindi adesso anche
i moscoviti mi prendono per un estraneo, cercando di parlare con me lentamente
- magari non capisco bene! La situazione più divertente in assoluto mi è capitata quando
un signore che non mi conosceva, dopo aver parlato con me per 5 minuti, mi ha detto: “Complimenti per il
suo Russo, è davvero ottimo”! Si vede che cambia sia la lingua, che
probabilmente anche la mia pronuncia…
A parte di questo, devo dire che i miei colleghi di Mosca sembrano di
vivere proprio bene, notevolmente meglio di noi in Italia, la crisi non la
sentono, i guadagni sono molto (molto!) alti rispetto a noi (attenzione ai
prezzi però: una tazza di the può costare fino a 8 euro!)C’è davvero tanto lavoro
in giro, e mi chiedo se in parte questa situazione non sia dovuta al fatto che la
Russia ha mantenuto il rublo anziché entrare nella zona dell'euro...
Perché hai scelto il Jazz?
Una cosa curiosa è che avevo iniziato a suonare jazz al pianoforte molto
prima che al contrabbasso. Avevo sempre
qualche timore di approcciare il basso con questo genere... come
contrabbassista, ero "allenato" in modo troppo classico. Poi,
ovviamente, il timore mi è passato - piano piano - nella seconda metà degli
anni '90.
Beh, a un certo punto si devono fare delle scelte. Non puoi continuare a
lavorare in un’orchestra e diventare un vero jazzista. Non credo che uno possa
fare tutte e due le cose bene. Infatti, la storia conosce pochissimi esempi di
musicisti che sono/erano ugualmente bravi in tutti e due i campi (anche se la
maggior parte dei noti jazzisti di oggi hanno la formazione classica!): Benny
Goodman, Eddie Daniels, Wynton Marsalis, in parte Jarrett…è non è per caso
così.
Volevo quindi davvero approfondire e studiare seriamente il jazz che
veramente amo e considero la mia vocazione, almeno in grande parte. Era “un
salto nel vuoto”: lasciai lo stipendio fisso, l'eventuale pensione, i tour
pianificati con più di un anno di anticipo nelle sale più prestigiose del
mondo, la casa…però fu una decisione giusta. Se inizi a capire che una cosa ti
interessa veramente sul serio e sei ancora abbastanza giovane per "buttarti"
, se non lo fai, stai rischiando di diventare un “vecchio frustrato” dei quali
la terra è piena, purtroppo. Mia
(ex)moglie è di Milano, e quindi questo particolare mi ha dato un'ulteriore
spinta di lasciare tutto.
Ti racconto di un mio amico di più o meno mia età. Lui - fino al 2004 -
era uno dei top manager nel campo di
telecomunicazioni lavorando per le aziende grosse come Nokia, Lucent. Essendo
anche appassionato del volo, aveva un
suo piccolo aereo a elica (ed una volta abbiamo fatto insieme un giro sopra San
Pietroburgo, la sua città natale - bellissimo!), e mi sempre diceva: "eh,
magari un giorno dovrei mollare tutto e andare negli USA per ottenere un
brevetto professionale"! C'è anche da dire che aveva una famiglia - moglie
e due figli. Poi, il mio trasferimento in Italia l’ho portato a pensare:
"OK, Yuri ha fatto questa mossa, quindi anch'io ce la devo e ce la posso
fare!" Ha iniziato di bussare diverse porte, ed alla fine l’hanno preso
nella scuola di volo di Aeroflot, la compagnia di bandiera, lì ha fatto un
corso di conversione, alla fine del corso ha dovuto superare molti esami
davvero difficili, diventando quindi un stagista (terzo ufficiale) sul Tupolev
154, poi il co-pilota, poi - co-pilota dell’Airbus, poi - comandante, e da
circa un anno Sasha è il comandante-istruttore sull'A319-320-321! Una carriera
davvero impressionante e veloce, e poi un ottimo esempio, no?
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