TRANETY
Lorenzo Tucci, batteria
Claudio Filippini, pianoforte
Luca Bulgarelli, contrabbasso
Albore Jazz / Egea distribuzione
Photo cd: Andrea Boccalini
Si potrebbero mai replicare il suono, l’ intenzione, il timbro di John Coltrane? E soprattutto, avrebbe senso, musicalmente, tentare l’ impresa impossibile di ricostruire una musicalita’ legata cosi’ indissolubilmente ad un musicista che ha disegnato un pezzo importante di storia del Jazz? Lorenzo Tucci deve aver avuto molto chiaro in mente questo concetto, perche’ “Tranety” e’ un tributo appassionato a Trane che pero’ intenzionalmente non prevede la presenza del sax. Scelta coraggiosa, e stilisticamente ammirevole, perche’ l’ efficacia e la bellezza di questo lavoro sono fondate proprio sulla ricerca dell’ essenza spirituale, morbida, e lirica di questo grande musicista. Dico “musicista” e non “sassofonista” volutamente, perche’ e’ la musica di Coltrane e non il suo indiscusso valore di strumentista cio’ che sembra interessare Tucci, che cosi’ facendo dimostra a sua volta di essere musicista, prima ancora che (eccezionale) batterista. In Tranety viene sapientemente estrapolata, attraverso i suoni, la spiritualita’ di Coltrane, ed il titolo stesso ha in se qualcosa di mistico, che e’ l’ aspetto che piu’ interessa il leader di questo Trio , che vede Claudio Filippini al pianoforte e Luca Bulgarelli al contrabbasso.
Nessun virtuosismo fine a se stesso: sono l’ impressione e “l’ idea” di Trane impresse nell’ animo di Tucci, che emergono: e’ musica che parte da un’ emozione, curando ogni minimo particolare per arrivare all’ espressivita’. Se la parte tematica e’ affidata a pianoforte e contrabbasso, Tucci alla batteria muove e ricostruisce timbricamente le asperita’ e la complessita’ del timbro di Coltrane: ovvero, la batteria e’ fondamentale perche’ il flusso sonoro complessivo rievochi e parli di Trane.
E allora si ascolti “Moment’s Notice”: Tucci, che ha un tocco riconoscibile tra mille, suona melodicamente, non si limita ad accompagnare o a definire ritmicamente, ma ha una sua precisa poetica, cammina insieme al pianoforte legandolo in un intreccio che non si potrebbe immaginare diverso, tanto e’ intenso… Filippini si dimostra ancora una volta pianista di altissimo livello, tra i pochi in Italia, senza alcun dubbio, con il suo tocco cristallino, chiaro, ma anche poetico perche’ accenna e non descrive, crea: e per questo, riesce ad emozionare chi ascolta. Bulgarelli da’ un impulso armonico ritmico fondamentale e per di piu’ ha un suono pazzesco e gusto da vendere. La batteria, pur essendo fortemente connotata non prevarica mai. Neanche in “Afro Blue”, che pur essendo in 5/4 e’ fluido e morbido e nello stesso momento energico ed intenso. “Equinox” e’ una meraviglia di bilanciamento sonoro, e’ vibrante e jazzistica fino al midollo, ed e’ seguita da “Solstice”, suggestivo brano originale di Tucci, in cui la mano destra di Filippini gioca tematicamente sull’ ostinato della mano sinistra, mentre la batteria vola e canta, nel vero senso della parola. “Wise One” e’ Coltrane: ogni altra parola sarebbe inutile.
“Ivre a Paris di Filippini” e “Hope” di Tucci (in cui Bulgarelli si dimostra eccezionale e sensibile contrabbassista) sono struggenti, morbide, e perfettamente inserite nel clima di un disco magico, impalpabile eppure cosi’ intenso da commuovere, tutt’ altro che etereo. Ma da quando in qua i sentimenti sono eterei?
Se in un anno uscissero anche solo due dischi cosi’, e li si potesse poi sentire dal vivo molte piu’ volte di quanto poi il ‘mercato’ del jazz consente, gli appassionati di Jazz, quello vero, potrebbero dirsi davvero felici.
Daniela Floris