Translate on your language!

giovedì 16 giugno 2011

Abbiamo ascoltato per voi: Fulvio Sigurtà - House Of Cards



House of Cards

Fulvio Sigurtà – trumpet and live electronics
James Allsopp – bass clarinet and tenor sax
Federico Casagrande – electric guitar
Riaan Vosloo – bass
Timothy Giles – drums

Cam Jazz
Kepach Music
CAMJ 3309 – 2

“House of Cards” colpisce da subito perché i brani (tutti originali, a firma dello stesso Sigurtà a parte due di Federico Casagrande), e gli arrangiamenti, spiccano per una notevole complessità compositiva.  Ma a questa complessità innegabile equivale, all’ascolto, una freschezza di suoni, persino una certa orecchiabilità’, nonostante siamo davanti ad un Jazz molto moderno, a tratti sperimentale, certamente fuori dal mainstream.  Come è ottenuto questo dualismo che porta a un’innegabile efficacia espressiva? Certamente Sigurtà cura molto i temi melodici, che sono quasi sempre molto incisivi ma morbidi, mai taglienti, e dunque colpiscono e rimangono impressi.  
In secondo luogo ogni brano è costruito con grande cura (anche nelle parti improvvisate), spesso in maniera che non è eccessivo definire “ingegnosa”.  Ad esempio, “Cookies’cream”: apre il contrabbasso, ma si delineano subito due spunti tematici, uno assegnato alla tromba ed uno alla chitarra, che si alternano, si sovrappongono, e che fanno reciprocamente da base alle parti improvvisate di uno o dell’altro strumento.  Il contrabbasso fa da prezioso raccordo tra episodi diversi.   Questo gioco di temi connotati che si rincorrono crea interesse e tensione dal primo all’ultimo istante dello svolgersi del brano.  Ma c’e’ molto altro ancora: ad esempio un gusto particolare nel creare atmosfere giocando sul contrasto di timbri tra strumenti.  “Bepi” è una sorta di Tango lento, quasi trascinato, disegnato in questa forma dalle figure ritmiche di contrabbasso e batteria, e cantato in modo malinconico quasi “felliniano” dalla tromba di Sigurtà, che con il clarinetto basso, acuta l’una e grave il secondo, si inseguono quasi nostalgicamente quasi come fossero un uomo ed una donna; questo contrasto timbrico si ritrova in “Tin Woodman”: tromba e clarinetto cantano da soli, quasi contrappuntisticamente. Anche qui l’ una si appropria di un bel tema melodico, dolce ed e orecchiabile, mentre l’ altro procede in controcanto, sottolineando le note armonicamente importanti che fanno intuire e sognare gli accordi sottesi a quei ricami tematici.  “Where are You?” e' forte anche dell' alternarsi ogni otto battute del tempo in 4/4 con un ¾ oltre che dal contrasto acuto/grave di tromba e clarino. 
 Ogni brano ha un suo clima, ma il cd ha un suo fil rouge che è dato proprio dall’attenzione agli spunti melodici, ai contrasti timbrici, al tessuto compositivo dato da arrangiamenti curatissimi.  Sigurtà dunque è capace di far diventare fantasiosa varietà un granitico “know how” del linguaggio musicale colto, se così si può dire. E poi emerge evidente in alcuni casi anche un “senso dello spettacolo”, in cui quei citati temi melodici diventano quasi “personaggi”; vi basti ascoltare “Woland and the cat”: il clarino ha un andamento ostinato e sincopato, che fa pensare quasi ad una buffa camminata; la tromba gli si alterna con fraseggi jazzistici moderni e anche ilari.  I due personaggi si incrociano, giocano, fino al graduale prevalere della “buffa camminata” del clarinetto.  Il clima complessivo e’ a tratti malinconico, a tratti giocoso, a tratti serio, a tratti sospeso. 
Bisogna sottolineare che con Sigurtà suonano giovani ma davvero promettenti musicisti che sanno stare al gioco e che nutrono lo stesso gioco con idee continue: Allsopp e’ bravissimo col clarino ma compie assoli di rilievo anche con il sax tenore.  Casagrande con la chitarra elettrica da’ impulsi continui cogliendo al volo idee, ma creandone di continue con una creatività notevolissima.  Giles alla batteria spesso denota il clima del brano, in alcuni casi scardinando, smontando il più possibile per drammatizzare dissonanze ed effetti (come in “Political Puppets”).  Vosloo al contrabbasso è presente ed indispensabile per dare pienezza – anche timbrica alla sonorità complessiva.

Il cd si chiude con  “Amarillo Rose”: brano che ci fa capire quanto jazz abbia ascoltato Sigurta’, e quanto gli dia gusto suonarlo: vagamente funky, bluesy, d’ atmosfera, con blue notes, piccoli glissando manieristici, affascinante e quasi sensuale.  

Giovani, creativi, fantasiosi e bravi: un quintetto da non perdere d’occhio se queste sono le premesse.  Non smetteremo mai di dire che bisogna ogni tanto far emergere musica nuova dal mare magnum dei “soliti noti”!

Daniela Floris

venerdì 3 giugno 2011

Abbiamo ascoltato per voi: Enrico Pitaro 4tet - Chiaroscuri





Enrico Pitaro 4et – CHIAROSCURI


Enrico Pitaro – electric guitar
Piero Cusato – piano, keyboards
Giovanni De Sossi – electric bass
Vittorino Naso – drums, percussions


Special guests:
Mauro Negri, - tenor sax
Marco Tamburini – trumpet
Angelo Adamo – harmonica
Piero Odorici – tenor sax


Philology W 739.2


Un altro cd che vale la pena “scovare” ed ascoltare, in alternativa alla solita musica’ perche’ questo chitarrista e’ notevole come strumentista ed ha una bella vena creativa. La sonorita’ e’ basata su un bel contrasto tra musica acustica ed elettrica, e l’ acustico e’ demandato (batteria a parte) agli ospiti, musicisti di rilievo quali Mauro Negri e Piero Odorici ai sax tenori, Angelo Adamo all’ armonica cromatica e Marco Tamburini alla tromba, che regalano veri e propri “camei”.
“Behind the sound” apre la sequenza di questi nove brani tutti ricchi di spunti e di idee, e la apre ad alta velocita’, regalando swing, fraseggi iperbolici e accattivanti ad opera della tastiera di Cusato, veramente un pezzo energizzante, in cui Pitaro mostra tutte le sue doti tecniche ma anche gusto e musicalita’ . Anche il contrasto tra funky e swing di “Colors” e’ a dir poco trascinante, cosi’ come l’ apporto del sax tenore di Mauro Negri che parte precisissimo ma anche incontenibile verso un solo più jazzistico che mai. Morbido invece il clima di “Chiaroscuro”, ed anche il timbro della chitarra di Pitaro si fa morbido di un’ eco alla Metheny, e improvvisa fluttuando su una base dolce di tastiere, e in questo caso e’ Tamburini con la sua tromba che interviene a dare quel tocco acustico graffiante eppure lirico… seguito a ruota dal basso elettrico di De Sossi, che canta intensamente, in sintonia con la ballad.
Il contrasto tra elettrico e acustico e’ piacevole in tutta quest’ ora di musica, e tocca punte di vera emozione in alcuni casi, come in “For You”, quando la “guest” e’ Angelo Adamo, con la sua armonica cromatica, dolce ma anche molto incisiva nell’ improvvisare con fraseggi di largo respiro; O come in “Eyes on the world”, anche, in cui Pitaro accompagna in modo tradizionale Odorici, che vola in un bel solo corposo ed intenso con il suo sax tenore.
Un cd molto più che interessante, che – qui a JazzDaniels non smetteremo mai di dirlo – meriterebbe di scavalcare la cortina di fumo dei soliti noti, perche’ ci sono artisti, come Pitaro, che meriterebbero una visibilita’ molto maggiore di quanta non ne abbiano in realta’ . Non deve mai valere l’ equazione: “Suono poco dunque valgo” ma casomai “Suono bene dunque valgo” e purtroppo non e’ sempre cosi’. Chiudo invitandovi ad ascoltare “Sunset”, latina e dolcemente andante, ed i soli di Pitaro e De Sossi. Enjoy!


Daniela Floris

mercoledì 1 giugno 2011

JazzDaniels ad Eje Cagliari 2011: presto su Jazzitalia.net!

Siamo tornate e presto su www.jazzitalia.net apparirà il nostro resoconto sui concerti che abbiamo scelto di seguire a Cagliari. Essere presenti a tutti non era possibile (50 concerti in quattro giorni, molti in contemporanea, nell’ amplissimo spazio del parco di Monte Claro) e ci siamo trovate a dover scegliere, nei due nostri giorni di permanenza, quali artisti ascoltare e quali no. Ci ha guidate la scelta di ascoltare i concerti di Jazz vero e proprio, poiché il panorama musicale è stato ampio ed ha compreso anche il reggae, contaminazioni di musica tradizionale, etnica, leggera e così via. Così, ci siamo imbattute nel Trio del pianista norvegese Helge Lien , un po’ trasognato e fatto di momenti contrastanti tra delicatezza e drammaticità, ma anche nella sempre bellissima e intensa voce di Maria Pia De Vito, che con Claudio Filippini, Luca Bulgarelli, Roberto Cecchetto e Walter Paoli hanno regalato un’ ora abbondante di musica suggestiva e vibrante, presentando i brani contenuti nel cd “Mind The Gap”; abbiamo conosciuto la musica di un pianista armeno, Tigran Hamasyan, di cui avevamo solo sentito parlare e che ci è sembrato veramente un artista incredibilmente originale ed emozionante, a soli venticinque anni; abbiamo ascoltato uno Stefano Di Battista inarrestabile con il suo progetto “Women’s Land”; E ancora eravamo al concerto raffinato e coinvolgente di Enzo Pietropaoli che con Julian Mazzariello, Fulvio Sigurta’ e Alessandro Paternesi ha presentato il suo nuovo cd Yatra. E poi abbiamo colto nell’ aria un po’ al volo le note di Luca Aquino e quelle della bravissima cantante Simona Severini ma anche la musica di Rita Marcotulli, che con Xavier Girotto e Luciano Biondini hanno presentato le loro “Variazioni sul tema”. Tanta musica, insomma. Presto su Jazzitalia, JazzDaniels!