INTERVISTA DI DANIELA FLORIS
FOTO DI DANIELA CREVENA
Kenny
Wheeler,trombettista, compositore, arrangiatore, non solo jazzista.
Canadese di nascita, ma Londinese di adozione, è diventato a tutti gli
effetti un jazzista europeo, scrivendo musica magistralmente e allo stesso
tempo interpretando musica suonando la tromba in maniera personalissima.
Ci ha rilasciato questa intervista, che corrediamo con le foto di Daniela
Crevena scattate a Londra in occasione della registrazione del suo ultimo cd
uscito per Cam Jazz, "The Long Waiting", con la sua Big
Band.
Kenny, ho letto che lei ha scelto di suonare la
tromba perché suo padre , trombonista, portò a casa una cornetta per lei. Si comincia quasi “obbligati” ma ad ascoltare
i suoi lavori sembrerebbe che suo padre abbia avuto l’ intuizione giusta! Ha
mai sognato nella sua lunga carriera di suonare un altro strumento?
Ho iniziato a
suonare il piano e il vibrafono molti anni fa. Ho cominciato a capire che avrei
potuto diventare un pianista, e questa cosa la amavo, e così ho iniziato a far
pratica sullo strumento regolarmente. Il problema è che ho realizzato dopo poco
che per essere veramente bravo la propria tecnica la si costruisce con ore ed
ore di studio.
Lei prima di tutto è compositore, e scrivere musica per orchestra sembrerebbe venirle naturale. Comporre, arrangiare nel Jazz è stato un
aspetto che mi ha sempre affascinata: se è vero che il Jazz si basa molto su estemporaneità
e improvvisazione, la storia del Jazz è fatta anche di Big Band leggendarie…
musica scritta, arrangiata. Che
differenza trova di espressione tra lo scrivere ed il suonare, ed il suonare improvvisando?
Quando scrivi,
è una sorta di “per sempre” … quando improvvisi puoi cambiare ogni volta quello
che suoni. Quando compongo qualcosa cerco di fare una bella composizione e di
dare ai musicisti l’opportunità di rielaborare completamente i pezzi. Penso che
la composizione, in ogni caso, nel Jazz fornisca una struttura, una base per i
musicisti sulla quale essi potranno fare qualsiasi cosa vorranno con i loro
assolo, e dà a sua volta a chi ascolta i punti di riferimento tra gli assoli.
Una volta che il brano esiste, non deve
necessariamente rimanere lo stesso. Altri poi, compositori, arrangiatori, e
così via, possono improvvisare sulla struttura e dare ai musicisti qualcosa di
differente su cui lavorare quando suonano i loro assoli.
In fondo per un direttore d’ orchestra l’ orchestra è uno strumento. Si riesce a "suonare" un’ orchestra improvvisando?
Una volta che il pezzo è scritto, puoi improvvisarci sopra come vuoi. Un brano inizialmente scritto per un piccolo ensemble in seguito lo puoi riarrangiare per una Big band o per un gruppo ancora più numeroso, cambiandone magari la scansione del tempo o altre cose del genere. Probabilmente l’unica
‘Big Band’ in cui ho suonato e nella quale era tutto completamente improvvisato
è stata la "Globe Unity".
In Europa, dal
suo punto di vista, c’è fermento dal punto di vista del Jazz? Si percepiscono
novità, e se nascono nuovi talenti, hanno modo di emergere? Di solito le novità
si cercano in America… cosa pensa di questo fenomeno?
Ci sono molti
giovani musicisti provenienti sia dall’Europa e sia dagli States che suonano
benissimo: qualcuno suona benissimo e scrive altrettanto bene. Penso che
l’Europa sia arrivata ad un livello molto alto ultimamente: molti europei accolti negli States suonano
tanto bene quanto i musicisti americani che vengono qui in Europa. Questo è
meraviglioso, ed è giusto che sia così. Forse c’è stata una stasi un po’ di
tempo fa e le cose sono rimaste ferme per un po’ ma penso che ora ci sia un
certo fermento, il che mi piace.
La sua tromba è inconfondibile. E' uno strumento che si presta a virtuosismi, può essere fonte di migliaia di
suoni diversi, eppure, ad ascoltarla, lei ha sempre lavorato tenendosi lontano
da dinamiche “esplicite”. Sembrerebbe
sempre alla ricerca di un linguaggio emotivo interiore… la tromba come
strumento espressivo piuttosto che strumento da spremere al massimo delle sue potenzialità tecniche. E’ così?
Alcuni musicisti
sanno fare entrambe le cose: suonare benissimo e spingere lo strumento al suo
limite più estremo, fino al “Do alto”, se così
si può dire. Io cerco solo di ampliare il raggio delle cose che posso fare,
tentando di fare il meglio che lo strumento mi consente di fare.
C’è un artista da cui ha imparato una cosa in
particolare, ed uno invece (può capitare!) da cui ha imparato cosa non bisogna
fare?
E’ assolutamente certo che si è la somma delle influenze che si sono nel tempo
assorbite. Qualsiasi cosa si ascolti, quella un po’ di sicuro influisce sul tuo
modo di suonare. Ciò che può renderti differente da altri è ciò che decidi di
fare con quelle suggestioni. E’
importante quanto lasci che traspaia di te stesso. Credo di avere imparato molto da Lee Konitz
ma, a mio avviso, imparare cosa NON fare è difficile: ci sono musicisti che
infrangono tutte le regole pur suonando magnificamente.
Quanto conta l’ etichetta discografica con cui si
lavora? Si viene influenzati in qualcosa, o solitamente si gode, a certi
livelli, di una grande libertà?
Sono stato
fortunato perchè ho avuto una lunga collaborazione con Ecm e più di recente con
Cam Jazz e ho avuto la possibilità di lavorare con grandi musicisti. Non so se
i musicisti abbiano sempre la completa libertà di scegliere . Ma una volta che
si entra in una sala di registrazione, ciò che conta è che ognuno vuole fare di
quella registrazione un evento speciale.
Io ho registrato con tantissime
persone speciali.
Cosa
consiglierebbe ad un bambino talentuoso che cominci a studiare uno strumento a
fiato, e cosa consiglierebbe ai suoi
genitori, che come abbiamo visto spesso sono stati decisivi nella carriera di
grandi musicisti?
Penso solo potrei
dire ai genitori sarà quel che sarà. A un bambino che inizia a suonare vorrei
dire che è meglio far pratica 15 minuti al giorno piuttosto che due ore ogni
sabato e credo che Wynton abbia detto "sta tutto nel fiato…"
(trad. Daniela Crevena)
Qui di seguito la versione in inglese dell' intervista.
Kenny, I’ve
read that you chose to play trumpet because your father, a trombonist, bought
to you a cornet. You were obliged but, listening your work, we can say that
your father was right! Have you ever dreamt of playing another instrument?
I used to
play Piano and Vibes many years ago. I used to feel that I could maybe be a
piano player, as I love, and used to practice the instrument regularly. The
problem was that I realized after a while that to be really good you have to
spend hours and hours building your technique.
You’re a sophisticated composer and writing music for orchestra seems to
be natural for you. I’m referring to your latest cd “the Long Waiting” recorded
for Cam Jazz. I’ve always been fascinated
by composition and arrangement: if it’s true that jazz is improvisation and
unconstrained, it’s also true that its history has been made by legendary Big
Bands who play written and arranged music. What is the difference between
expressing yourself writing and playing, may be improvising?
When you
write it’s kind of forever, when you improvise you can change what you play
each time. When I compose something I try to make it beautiful and to give the
musicians the opportunity to
rip it to pieces. I think the composition, in Jazz anyway, provides a
framework for the musicians to do whatever they want when the play their solos
and gives the audience points of reference in between the solos.
For an orchestra director, the orchestra in an instrument. Is it
possible to improvise “playing an orchestra”?
Once a piece
is written you can improvise with what you do with it. Maybe start with a small
group and arrange it for a big band or bigger group change time signatures or
whatever. Once a tune exists it doesn’t have to stay the same, other people,
composers, arrangers, can improvise with the structure and give the musicians
something different to work with when they solo. Probably the only ‘big band’
that I played in which was totally improvised was Globe Unity.
According to you, is jazz in Europe developing? We are perceiving
innovation… and if new talent is out there, is it emerging? Usually we look to America to find innovation… what do you
think?
There are so
many young players coming through from Europe and the States who play great and
some who play great and write. I think that Europe is much more equal now and
there are more people going over to the States and playing as well as American
musicians coming to Europe which is great and that’s how it should be. Maybe
there was some stagnation a while back where things stood still for a bit but I
think that things are getting a bit more ‘edgy’ again which I like.
Your sound is unmistakable. The
trumpet is a virtuoso instrument and can produce thousands of possible sounds,
but listening to you, you have always stayed away from explicit dynamics. It
seems you’re permanently searching for an inner language where the trumpet is
“the instrument” not the musical instrument to push to the top of its technical
possibility. Is it true?
Some players
can do both - play great and really push the instrument to its limit high ‘C’s’. and everything. I
just try to expand what I can do, try to do it better within what the
instrument will let me do.
Is there an artist from whom you’ve learnt something in particular, and
one from whom you’ve learnt what not to do?
You cannot help but be the
sum of your influences. Everything you hear must influence you a bit. It’s what
you do with those influences that can make you different. How much of yourself
you allow to come through that’s important. I suppose I have learnt a lot from
Lee Konitz but as far as learning what not to do that’s hard because there are
some people who break all the rules and still sound great.
How important the record label to work with? Do you think there is any
influence or strain or is there, at your level complete freedom of choice?
I have been
lucky in that I have had a long association with ECM and more recently CAM Jazz
and have been able to work with great musicians. I don’t know if any musician
always has complete freedom of choice all the time but once you get to the
recording stage everyone wants to make the recording special and that’s what
counts. I have recorded with lots of special people.
What do you suggest to a gifted child who is starting to play a wind
instrument and what would you suggest their parents, who are so often
influential to the career of great musician do?
I just think
that if it’s meant to be it will be is what I would say to parents. To a child
starting out I would say it’s better to practice 15 minutes a day rather than
two hours every other Saturday and as, I think Wynton said ‘’it’s all in the
breath…’’