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venerdì 20 aprile 2012

OPEN JAZZ FESTIVAL di Ivrea e Canavese, edizione 3.2


Ciò che non abbiamo ascoltato (purtroppo)

S
iamo arrivate ad Ivrea a Festival già inoltrato, e bisogna dire che è stato davvero un peccato, perché quest’ anno in particolar modo ci sono stati eventi importanti ai quali non abbiamo potuto assistere. Sono stati per fortuna ampiamente descritti sulla carta stampata ed anche in rete, e vi invitiamo a leggere molto, soprattutto sul concerto del 29 marzo, Enten Eller Orchestra Exstinzione.  Un progetto voluto fortemente da Massimo Barbiero, altamente simbolico , per raccontare in musica la storia della realtà territoriale di Ivrea prima, durante e dopo la crisi dell’Olivetti.
E’ importante riportare qui le parole volute da Barbiero e da Bergoglio per descrivere “Exstinzione”:
l’idea di fondo del progetto è, descrivere attraverso quello che Luigi Onori definì parlando di Enten Eller “un’inquietudine metropolitana , un’angoscia mista a poesia, un abbandono intrecciato a controllato rigore”……Questo non come fine “politico” ma come metafora della decadenza e dell’incapacità di difendere quanto costruito.

Le immagini e le proiezioni di Luca D’ Agostino, le parole di Franco Bergoglio sono state la struttura narrativa e visiva su cui si sono dipanate le note di un concerto a detta di tutti indimenticabile e suggestivo.  Massimo Barbiero ci ha parlato di 12 ore di prove e di un’ esperienza che ha lasciato gli stessi musicisti entusiasti e quasi disorientati nei giorni successivi al concerto.
Ma c’è stato anche il duo tra il contrabbassista Miroslav Vitous e il chitarrista Maurizio Brunod, due personalità musicali ma che a leggere le cronache si sono intrecciate in maniera impeccabile e suggestiva. E ancora l’ omaggio a Mina “Contaminata” di Paola Mei, Sandro Gibellini, Lucio Terzano e Vittorio Marinoni.  

La valorizzazione del territorio

L’ Open World è strutturato da in modo da valorizzare tutto il territorio intorno ad Ivrea, coinvolgendo i comuni limitrofi in modo da promuovere l’ idea che la musica, la cultura sono la chiave per ridare valore ad un territorio che sembrerebbe ancora disorientato dal declino della “Mamma” Olivetti.
E abbiamo assistito, quest’ anno ancor più dei precedenti, oltre a concerti convincenti anche ad un clima di fermento di una città che è sembrata più emotivamente coinvolta e interessata dalle iniziative proposte da Ivrea JazzClub e Music Studio.  A partire dai concerti - aperitivi delle sette di sera all’ Enoteca Vino & Dintorni, passando per gli  incontri di pittura e danza, le installazioni artistiche, sino ai concerti concerti notturni dopo la mezzanotte.  Tutto il territorio impegnato nello svolgersi di eventi musicali, culturali che devono diventare nuovo humus per una realtà che deve assolutamente risollevarsi.  Anche se questo non è certo un periodo felice – in tutto il paese – per il rilancio culturale . La cultura sembra essere il fanalino di coda, ora come non mai, con tagli ed accettate a qualsivoglia sovvenzionamento.. eppure siamo convinte che la rinascita debba provenire proprio dalla cultura, anche quella economica.


La Musica che abbiamo ascoltato

Venerdì 31 marzo, Teatro Giacosa
Ore 21

NUANCE

Elisabetta Antonini (voce and live electronics)  & Marcella Carboni (arpa e live effects)





Quello di Marcella Carboni ed Elisabetta Antonini è un progetto raffinato e affascinante, ed è interessante la sinergia che si viene a creare tra voce ed arpa.  Una voce cristallina e vellutata che si intreccia con il suono di un’ arpa che è ad un tempo eterea ma anche fermamente agganciata agli aspetti ritmici e dinamicamente tesi del Jazz.  Molta bossa nova, qualche composizione originale, un po’ di elettronica ma senza finalità di distorsione vera e propria, per un concerto che progredisce senza scosse ma piuttosto attraverso ondate tranquille, cullanti.  




Ondate che diventano quasi suoni naturali in “Cerco il mare”, con i cromatismi dell’ arpa e le sfumature della voce: la ricercatezza delle parole che compongono il testo quasi distoglie dall’ atmosfera un po' ipnotica del brano.
Di sicuro Marcella Carboni fornisce una base ritmico armonica solida e creativa, strutturata, fantasiosa, precisa ma non petulante.  E’ come dire la base pulsante del progetto.  Elisabetta Antonini è la voce perfetta per insinuarsi tra le corde dell’ arpa, per improvvisare dolcemente sulle note morbide ma forti e sicure della Carboni, anche quando gli effetti live ne tramutano la dolcezza in sprazzi che si incuneano sul notissimo ostinato di “Tutu” di Miles, ad esempio.  




Applausi meritati al termine di un’ ora di Jazz al femminile convincente e rilassante.  Ah: non vi fate ingannare da uno strumento che nell’ immaginario comune ha un suono trasognato e celestiale.  La Carboni ha swing da vendere. 



Ore 22, 15

AREA

Patrizio Fariselli: pianoforte e tastiere
Ares Tavolazzi: basso elettrico e contrabbasso
Paolo Tofani: chitarra elettrica e trikanta
U.T.Gandhi: batteria





Di tutt’ altra atmosfera il concerto degli Area, che si sono divertiti un mondo a stupire la platea del Teatro con un tuffo nel moderno passato giocando in un tripudio di funky, rock, jazz, suoni acustici ed elettronici, distorti e dritti come fusi.  Comincia  Paolo Tofani con un lunghissimo ed articolato solo con la trikanta, usando anche la sua bella voce in modo anche volutamente grottesco.  



Suggestiva introduzione  per l’ entrata in scena di Tavolazzi, al basso, che si impegna in un possente ostinato, portando l’ atmosfera da sospesa a fortemente dinamica. Ma certo non è tutto perché Gandhi, alla batteria, acclamatissimo dal pubblico costruisce – divertendosi da matto - continue inaspettate forme ritmiche, interagendo incessantemente con il pianoforte e le tastiere di Fariselli.







Suoni aerospaziali da Soyuz, rumori, reminiscenze mediorientali, hard rock persino, in una forma di “suite” (se così si può dire) che attraversa miriadi di possibilità sonore senza lasciarne intentata neanche una.
Di certo, c’è feeling, c’è dinamismo, c’è divertimento: e quindi il pubblico del Giacosa si è divertito ed è stato coinvolto dal primo all’ ultimo istante .






Una serata all’ insegna dei contrasti: una serata soprattutto musicalmente riuscita. 

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Sabato 31 marzo, Teatro Giacosa

Ore 21

ENRICO RAVA TRIBE

Enrico Rava: tromba
Giovanni Guidi: pianoforte
Gabriele Evangelista: contrabbasso
Fabrizio Sferra: batteria

Le foto di Rava, Petrella e Guidi sono tratte dall' archivio di Daniela Crevena






Sempre più spesso capita di assistere a progetti in forma di suite.  Li abbiamo ascoltati (oltre che con gli Area nel concerto sopra descritto) con il Malcom x e il Tinissima di Bearzatti, ma anche a Bergamo con Craig Taborn, con Tim Berne (mutatis mutandis, NATURALMENTE), e anche questo nuovo progetto di Rava, Tribe, è andato in scena come un’ unico set senza soluzione di continuità.  Mutatis mutandis (naturalmente, ripetiamo) una maratona sonora lunga più di un’ ora consta di momenti più statici, o sospesi, o silenziosi a momenti caratterizzati da volumi alti, interazione contemporanea degli strumenti, tensione ritmica maggiore.
I lati in comune sono solo strutturali, e Tribe ha una sua specificità.  Si comincia con note in libertà inizialmente rarefatte che si aggregano progressivamente in un “fortissimo” tanto dissonante quanto liricamente disperato.  In un costante scambio di ruoli tra strumenti c’è uno sfondo armonico ricercato strenuamente ed ininterrottamente…in modo da evidenziare temi melodici incisivi, orecchiabili,e che dunque rimangono insistentemente nell’ aria: alcuni struggenti, altri urlati, altri ancora dolcemente sussurrati.
Nel percorso si esplorano tutte le possibili combinazioni di interazione tra musicisti: duetti, parti in trio non per forza jazzistiche nel
 senso classico del termine, insieme tutti di effetto.








Nel complesso un concerto d’ effetto.  Guidi in alcuni momenti ha un tocco accennato, in altri è febbrile, in altri ancora percussivo. Insieme a Petrella dà al tutto l’ impronta drammatica, a tratti convulsa.  Non mancano “rassicuranti” citazioni di un Jazz più “nei canoni”, specialmente ad opera di Rava e Petrella che si trasformano brevemente nella “sezione fiati” di un’ orchestra ipotetica: ma solo per poco. Sferra sa benissimo come muoversi, e sa benissimo anche come guidare, insieme ad Evangelista, la musica da un episodio all’ altro.
Lo stile di Rava è quello subentrato negli ultimi anni: inserti improvvisi “alla Rava”, inconfondibili, una vera e propria firma timbrico-tematica, sottolineature, proposte lanciate in maniera solo apparentemente casuale, a volte lasciate isolate a volte invece perseguite fino in fondo.
Qualche “barrito” di troppo o qualche esasperazione di volume sono emerse, in qualche momento, ferma restando la efficace volontà espressiva di un ensemble sicuramente molto affiatato ed univoco nel voler raccontare evocando reazioni emotive quasi fisiche piuttosto che storie da immaginare o ricordare.
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Open World come si diceva è stato anche eventi collaterali, come il concerto mattutino di sabato 31 marzo della BigBand Dimensione Musica, che ha coinvolto nel suggestivo Borghetto molti cittadini entusiasti con un concerto davvero allegro, piacevole: una Big Band di musica leggera, ma meglio dire swing, di venti elementi due belle voci maschile e femminile, Elisa Lombisani e Fabrizio Nepote, che hanno divertito e dato l’ atmosfera giusta ad una città che ospita un festival di Jazz.  Il tutto in mezzo a stand di squisitezze del territorio. 

Il sassofono di Gianni Denitto durante gli aperitivi in concerto all’ enoteca “Vino e Dintorni”ha regalato un jazz intimo, in tutte e due le occasioni, sia nel duo con la chitarra di Max Carletti, sia il sabato 31 con l’ organo hammond di Alberto Gurrisi (durante la presentazione del libro di Guido Michelone   “Parigi a Vercelli).  Standards, jazz in senso stretto, ma con un bel tasso di creatività e di interplay: non immaginate un semplice intrattenimento di facciata.  Questi musicisti hanno suonato sul serio e ci sono piaciuti parecchio.




In bocca al lupo all' Open Jazz Festival di Ivrea e Canavese per le prossime edizioni! D&D

Parole di Daniela Floris - Foto di Daniela Crevena

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