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martedì 15 gennaio 2013

Atina Jazz Winter 2013: seconda giornata!


Articolo di Daniela Floris

Foto di Repertorio: Daniela Crevena


Foto delle serate: Mirko Macari





Cantinone Visocchi, sabato 5 gennaio, ore 1830

Michele Rabbia Solo





Arco su ciotole di metallo.  Bacchetta su ciotole di metallo.  Urti fra ciotole di metallo. Biglie di vetro tintinnano in ciotole di metallo.  Pallina di gomma rimbalza su pelle. Dalla materia all’ immateriale, dagli oggetti ai suoni più eterei o potenti, se il tramite è un musicista ogni rumore diventa suono, e ogni suono diviene musica.  E chi ha avuto la fortuna di assistere a questo concerto, o evento, in un luogo già di per se suggestivo quale la antica cantina di un palazzo storico ha scoperto quanta musica si celi nei rumori.
Michele Rabbia ha svelato la bellezza di suoni che ci arrivano da oggetti anche quotidiani,tanto che a chi vi scrive è rimasta la benefica possibilità (sperimentata in questi giorni successivi al concerto) di riuscire ad astrarsi e di cercare quei suoni anche tornata in città.  E così (provate per credere) è possibile anche che una pallina che rimbalza e che prima vi infastidiva, una volta che ne avete intuito il potenziale musicale, possa non infastidirvi più.  Certo quel rumore – suono non sarà meraviglioso come quando Michele Rabbia ve lo ha svelato in tutta la sua bellezza, mettendolo in relazione sapientemente con altri suoni, operando ritmicamente sui rimbalzi, facendolo contrastare con un tintinnio argentino ed insistente e magico di ciotole che si urtano.  Ma di certo dal momento in cui sarete usciti dal concerto o avrete guardato ed ascoltato il dvd “Dokumenta sonum” , edito da CAM JAZZ, ascolterete tutto ciò che accade intorno a voi da un altro punto di vista.
Piatto su grancassa.  Battente in feltro su grancassa.  Una, due tre, quattro, cinque, sei , sette palline di plastica su pelle.  Piattino in metallo su grancassa.  Violino ad acqua.  Arco su sega.  Tre tubi flessibili di plastica tagliati ad arte perché, ruotandoli , creino una triade maggiore, secondo rivolto.
Metronomo.  Percussionista improvvisa alle percussioni su metronomo che lontano dalla sua funzione regolatrice diventa parte della performance. Silenzio ottenuto stoppando le pelli che diventa rumore, per contrasto.  Busta di plastica sussurra.
Rabbia crea, Rabbia evoca (mai cognome è stato paradossalmente più inadatto a un simile clima di magico dispiegarsi di suggestioni) e il pubblico viaggia nell’ immateriale. Anche quando i suoni sono sincronizzati con immagini dinamiche, geometriche e si uniscono a suggerire ma mai ad imporre.  Chi assiste ha la possibilità di creare a sua volta liberamente, nuove associazioni di idee, o animare ricordi, o sognare, o nostalgicamente rimpiangere, o anche sperare. 
Gli applausi riportano alla realtà che però appare più poetica… perché si prova ad capire quale musica si celi nel battito di mani, e se ne riconosce il ritmo, quello musicale.


Palazzo Ducale. ore 19.45
Enrico Zanisi Trio


Enrico Zanisi, pianoforte
Francesco Ponticelli, contrabbasso
Alessandro Paternesi, batteria

Zanisi ad Atina (Foto Macari)
Enrico Zanisi ha presentato qui ad Atina il suo cd “Life Variations” (CAM JAZZ) dopo aver vinto il Top Jazz nella categoria “Miglior Nuovo Talento” 2012.  Con lui alla batteria un altro classificato al Top Jazz, come miglior talento, al terzo posto: Alessandro Paternesi.
Ma che questi musicisti siano più che talentuosi lo testimonia la musica che si ascolta ai loro concerti.  Zanisi (che noi abbiamo ascoltato ascoltato dal vivo già a Cagliari Eje) è un pianista giovanissimo che ha una fantasia, un tocco, un gusto ed una capacità di comporre già personalissimi, ben definiti e riconoscibili.  E durante questo concerto ancora una volta si è ascoltato un jazz suonato in ogni istante con la finalità di fare musica in Trio.  Nel naturale intreccio tra musica scritta e improvvisazione, e soli, nessuna nota e nessun battito vengono percepiti a se stanti ma come parte integrante dello svolgersi del brano.  Eppure allo stesso tempo ognuno quando è la volta di un solo incornicia quell’ improvvisazione in ogni modo possibile per renderla ancora più intensa e fruibile.  


Zanisi, foto Crevena

Dunque ogni caratteristica racchiude il suo opposto e tutto questo è… armonico.  Le note appena accennate che si ascoltano in “Troppo scuro” hanno una loro profondità che tengono su un filo emotivo intensissimo chi le ascolta.  In “Aufklarung” il tema alla mano sinistra fermo, potente, scuro contrasta armonicamente con gli arpeggi cristallini della mano sinistra: ma il tema potente non è mai “pestato” e le note cristalline non sono affatto vacue.  Tutto questo è armonico.


Paternesi (Foto Crevena)
Zanisi (e con lui la bella batteria elegante di Paternesi e il contrabbasso fondamentale di Ponticelli) ha una tendenza  poetica a sviluppare i temi in chiave quasi “drammatica”.  E i temi specificamente melodici riappaiono e riemergono di continuo nel tessuto di quella storia quasi come ancora di salvezza, come appiglio, nello svolgersi di onde sonore spesso potenti , ed approdano infine placidi e sicuri dopo il loro naturale svolgimento.   Tra introspezione e picchi energici (“Spread”) il contrasto è sempre e soltanto … armonico .  Bravi.


Palazzo Ducale, ore 21.45
Enzo Pietropaoli 4tet
Fulvio Sigurtà, tromba
Julian Mazzariello, pianoforte
Alessandro Paternesi, batteria


Pietropaoli ad Atina (foto Macari)

Yatra è stato un cd che ha avuto un notevole e bisogna dire meritatissimo successo.  Miglior cd del 2011 per Jazz it, se occorre certificarne il valore con una classifica… ma anche in questo caso, basta ascoltare ed andare a sentire questo quartetto dal vivo per capire che Jandomusic ha fatto benissimo a pubblicarne il secondo volume.  Scherza Pietropaoli sul palco, dicendo “ha avuto talmente fortuna il primo Yatra che abbiamo deciso di ripubblicarlo identico: yatra 2 è uguale a yatra 1” . E invece, posto che certamente le sonorità sono ascrivibili alla stessa morbidezza ( ma non certo mollezza), raffinatezza (ma non certo frivolezza) e varietà (ma non certo discordanza) di stili , non c’è nulla di uguale a prima. 

Pietropaoli Quartet (Foto Crevena)
L’ atmosfera già dal primo brano (“In praise of B) è trascinante, tra piccoli ed efficaci lampi di blues di Mazzariello e le idee sempre sorprendenti di Sigurtà.  Con “Tonight” di David Bowie e Tina Turner”  ci si diverte da morire ascoltando le trovate melodico ritmiche di Pietropaoli, i cambi di registro disegnati a perfezione da Paternesi, che muta da un drumming in stile “marchin’ band” al Reggae, al Blues. Divertenti, swinganti, curatissimi , insieme giocano con il tema principale passandoselo e trasformandolo  in tutti i modi, fino a farlo ritornare intatto al  contrabbasso, che lo accarezza dolcemente insieme al pianoforte.  
A dir poco emozionante, ma forse addirittura commovente “Gracias a la vida”.  Parte sommessamente con la tromba di Sigurtà, intensa ed espressiva, che disegna il clima più bello della musica sudamericana… e anche in questo caso Pietropaoli cambia registro dopo un po’, tramutando “Gracias a la vida” in una ballad, che disegna stavolta il clima più bello del Jazz, fino ad uno struggente solo di pianoforte. 




Ascoltando questo svolgersi così intenso e poetico di note si comprende che quando un brano entra nel cuore di un musicista, egli è poi capace di restituirlo al pubblico sotto forma di musica nuova, che parla anche di quel musicista, in maniera forte. E ciò che si percepisce non ha nulla di artificiale perché è musica, ma anche l’ emozione che prova chi la suona.  Sono questi i concerti più belli. A ciò si aggiunga anche il fil ruoge sotteso,  che è il gusto per il bello:  non un bello solamente in senso “estetico” o “di facciata” ma bello perché formato da profondi intrecci e legami musicali nascosti .  E così in questa estrema varietà quel gusto si manifesta negli “stop times” di “Ogni domenica”, o nei  pianissimo di “Ricordi” in cui Pietropaoli accarezza  le corde e Paternesi soffia con le sue spazzole dimostrando così  che volume ed intensità non sono sinonimi… e che la musica ha una sua bellezza anche  nei particolari.

Sigurtà (Foto Crevena)

Jazz, musica latina, blues, funky, rock: in Yatra il quartetto lavora per mostrare quanto in comune abbiano tutti i generi di musica, e quanto di piacevolmente diverso. 
Il finale lascia senza fiato perché due mondi si incontrano sul palco, il Jazz e la musica tradizionale, con il suono forte ed emozionante della zampogna di Diego Fusco, che inaspettatamente si fonde con la tromba di Sigurtà e con gli accordi inaspettati  di Mazzariello al pianoforte.  Un tuffo al cuore, quello che solo la bellezza, appunto,  può provocare.  






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