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venerdì 20 dicembre 2013

Quattro domande di una vaghezza da incubo a Marcello Di Leonardo


MARCELLO DI LEONARDO

NATO A PESCARA, ABRUZZO
STRUMENTO: BATTERIA



Cosa significa la musica per te?
Con la musica, quella che ascolto intendo, ho una relazione clandestina. Ci vediamo lontano da tutti, quasi sempre in macchina. Spesso rimaniamo sotto casa al freddo, non vorremmo mai lasciarci. Non ne parlo con gli amici, a molti di loro non piacerebbe. Ma non mi interessa condividerla.


Cosa provi suonando la batteria?
Ho come una sensazione di intimità, come quando sono in  bagno la mattina, con la differenza che quando suono c’è gente sul palco e in platea che mi guarda, mi ascolta e mi giudica.



Cosa è l’ Abruzzo per un abruzzese?
E’ una regione del centro Italia che vorrei conoscere meglio.


Perché hai scelto il Jazz?
L’ ha fatto mio padre, lo cercava in radio fin da bambino, comprava i dischi pur non avendo il giradischi… quella è proprio una scelta.  Nessuno glielo ha imposto, nessuno glielo ha suggerito.  Per me è stato come un fratello maggiore, il Jazz:  c’era in casa e ho dovuto conviverci. Può bastare? 

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