Translate on your language!

giovedì 12 dicembre 2013

JazzFlirt IX edizione: Enzo Carpentieri Circular E-

Formia, sabato 7 dicembre

Teatro Remigio Paone, ore 21

Enzo Carpentieri Circular E- 


Enzo Carpentieri, batteria
Pasquale Mirra, vibrafono
Stefano Senni, contrabbasso
Enrico Terragnoli, chitarra 



Articolo di Daniela Floris.  Foto gentilmente concessa da Riccardo Crimi


Prima di parlare del concerto cui ho assistito devo sottolineare che il Jazz, e la musica, si diffondono  attraverso una sorta di sistema circolatorio di cui i capillari sono importantissimi. Questi capillari altri non sono che i festival (non mi stancherò mai di dirlo) organizzati da Associazioni di appassionati che ogni anno non sanno se riusciranno a mettere su i concerti, sui quali lavorano instancabilmente, per trovare fondi, trattare con i manager, reperire sponsor che li aiutino. Ogni volta che un concerto prende forma è una grande, grandissima vittoria, per tutti: per l’ associazione, per il pubblico, che ha il privilegio di assistere a concerti di classe in spazi spesso suggestivi e più a misura d’ uomo di quelli che si vedono nei grandi festival di prestigio. Ma anche per i musicisti, che vengono molto spesso pagati in maniera sicura più in questi piccoli festival che non in altri, famosissimi, ma che non pagano gli artisti se non dopo anni.
Il JazzFlirt di Formia ha una componente coraggiosa in più. Per scelta vanno sul palco gruppi di ottimo livello ma che fanno musica non certo semplice. Ed è difficile trovare a Formia nomi tra quelli che attirano pubblico a prescindere dal loro progetto musicale, quelli che ti riempiono il teatro in qualsiasi caso.
Detto questo “Circular E” di Enzo Carpentieri ha svelato ancora una volta che un concerto interamente improvvisato ha un senso se si sa improvvisare. E anche che l’ improvvisazione libera si deve sempre basare su una ottima conoscenza musicale: occorre padroneggiare bene dinamiche, strutture, andamenti per permettersi di scordarseli e andare a ruota libera basandosi solo sull’ ascolto reciproco. E questo è accaduto a Formia con il quartetto di Enzo Carpentieri.
Un concerto non facile, ma tutt’ altro che “cerebrale”, diviso in quattro episodi di improvvisazione libera, percepita in sala come ondate sonore che toccano emotivamente e non certo “disturbanti” o confusionarie. Perché? Perché sottesa è sempre una musicalità, curata amorevolmente. E così, per fare un esempio, nel brano che apre il concerto,  l’ intro iniziale di Carpentieri gioca sull’ intervallo di quinta tra i tamburi, che è quasi  ipnotico: solo dopo subentra il rullante. Sopraggiunge la chitarra di Terragnoli e il contrabbasso di Senni ne segue gli effetti e i cambi accordi, ad una terza di distanza. Il centro tonale viene reso però incerto dal vibrafono di Mirra, che rende a quel punto l’ impasto armonico sensibilmente sospeso.  Si fa più intenso il ritmo, incalzante, ma ci sono sempre delle “regole interne” che fanno si che la percezione dei suoni sia  armoniosa ed equilibrata. Il contrabbasso procede di pari passo con gli effetti della chitarra, batteria e vibrafono sono quasi corali. La ricerca di un bel suono è costante, e l’ inspessimento e la rarefazione dei suoni vengono ricercati e trovati in base ad un ascolto reciproco sempre fruttuoso, perché istintivo e tecnico allo stesso tempo. 
Gli strumenti sono utilizzati in tutte le loro intrinseche possibilità sonore, e gli effetti che si ottengono sono sostanzialmente atmosfere a volte grottesche, a volte oniriche o fiabesche, o “teatrali”, ma  sempre frutto di un’ interazione continua tra i quattro componenti del quartetto.  Questo fa si che chi ascolta venga avviluppato dalla musica e non trovi più nemmeno sensato il chiedersi cosa stia accadendo musicalmente: si viaggia e si corre (o ci si ferma) insieme ai musicisti.
Le modalità di impianto iniziale è diversa per ognuno degli episodi. Può esserci un’ intro di contrabbasso che delinea il tema di base al quale omoritmicamente si unisce la batteria: e a quel punto i suoni si sdoppiano. La chitarra traspone il tema una quinta o una quarta  sopra, si formano una sezione fortemente regolamentata e una fortemente libera. Da questo continuo bilanciamento di timbri, andamenti dinamici e ritmici deriva l’ armoniosità e lì’ equilibrio di cui si accennava sopra.  Se la chitarra accenna un  blues quasi indolente, amichevole, riconoscibile, contrabbasso e vibrafono si oppongono andando liberi e in modo atonale.  Se il contrabbasso delinea un disegno melodico, la batteria procede rendendo ritmicamente quel disegno, sfruttando la melodia insita nell’ accordatura delle pelli, e chitarra e vibrafono si librano in improvvisazioni totalmente libere.    
Carpentieri dedica un brano a Nelson Mandela  e con il suo quartetto riesce a rendere energia e solarità con suoni cristallini, ben definiti, aperti. 
Quando la musica “sperimentale” è difficile ma non ostica, e arriva a chi ascolta, allora il progetto è riuscito. Un quartetto, questo di Enzo Carpentieri, da seguire con interesse.
E che ogni tipo di Jazz possa avere spazio nei teatri, o nei club, e nei Festival, anch’ esso è a valle di un progetto difficile: ma che a volte riesce. A Formia Jazz Flirt di sicuro, da nove anni, riesce. Aspettiamo dunque  la decima edizione! Con ansia. 






Nessun commento:

Posta un commento